Yacht da 50 milioni ospite della Cartubi per il maquillage

In attesa che l’Autorità portuale completi lo scalo per maxi-yacht del piazzale Est, Cartubi porta comunque a Trieste lavoro di fascia alta: sotto il grande telone bianco visibile dalla Grande Viabilità, si cela Metsuyan IV, un signore del mare costruito nel 2006 da Cbi nei cantieri di Viareggio.
Lungo quasi 40 metri, largo 8 metri, circa 350 tonnellate di stazza lorda, due motori Mtu da 535 hp, velocità da 11 nodi: il tutto per un valore di una cinquantina di milioni di euro. Due i progettisti, agli esterni ci ha pensato Jaron Ginton, sugli interni si è invece concentrato Ken Freivokh. Yacht da crociere familiari, in grado di ospitare 10 ospiti in cinque cabine. Al noleggio provvede un altra firma del settore, Camper & Nicholsons. Rotte predilette quelle mediterranee, dal Levante all’Adriatico. Batte bandiera Cayman.
Questo bell’esemplare della nautica sarà “incerottato” fino alla fine di aprile sotto il plastico candore di Cartubi, dove è sottoposto a un energico maquillage da parte dello staff guidato da Mauro Franco, presidente e amministratore delegato dell’azienda navalmeccanica che opera in una parte dell’ex Arsenale. Una bella commessa da quasi 2 milioni di euro: pitturazione, manutenzione completa dai motori alla sala macchine. A Franco piace cominciare la visita del cantiere da quello che ritiene rappresenti una delle grandi opportunità triestine: il rimessaggio nautico classe “luxury” in Alto Adriatico. Attività qualificante, perchè - precisa l’imprenditore figlio d’arte - con barche di quella vaglia e committenti comprensibilmente esigenti, non è ammesso lavorare alla carlona.
«Yacht ce ne vorrebbero tanti - aggiunge - speriamo che l’ampliamento della banchina aiuti l’acquisizione di commesse». Il progetto esiste, oggi pomeriggio azienda e Autorità faranno il punto della situazione: necessita una ventina di metri da realizzarsi con 800 mila euro.
Ma la strategia impostata da Franco verte su due punti fermi interconnessi: produzione diversificata e orizzonte internazionale. La promenade nell’hangar e negli spazi del cantiere dà un’idea di cosa intenda il leader di Cartubi. Nel vasto capannone sono in lavorazione fumaioli commissionati da Fincantieri per le sue cruises: si costruiscono per una Viking, affidata ad Ancona, e per una Costa, che sfrutta invece uno slot monfalconese. Si sviluppano per svariati metri d’altrezza.
Poi le strutture in alluminio, che saranno installate, dal ponte fino ai fumaioli, in una nave-crociera ordinata da Scenic, compagnia che naviga negli oceani e nei fiumi, al cantiere Uljanik Scoglio Olivi di Pola. Anche in questo caso Cartubi contribuisce a costruire un’unità di fascia alta, chiamata a trasportare 280 passeggeri, un numero limitato per un viaggio di lusso. E’la prima nave da crociera commissionata al costruttore croato.
Il mondo degli yacht e delle crociere lascia il posto alle unità da carico. Giusto ieri Cartubi ha completato il refitting di Saipem 7000, svolto nel porto spagnolo di Cartagena. Il gruppo oil&gas è un interlocutore ricorrente nella biografia produttiva di Cartubi, come dimostra la collaborazione nell’allestimento del “super tappo” anti-eruzioni petrolifere presentato al Magazzino 23 martedì scorso. Una delle caratteristiche operative di Cartubi è quella di assistere il cliente a domicilio: una quarantina di addetti si trova a Miami e dintorni per provvedere ai vari brand Carnival.
Ormeggiati in banchina, pronti a prendere il largo dopo il refitting, sono i duecento metri di “Merak”, nave da carico dell’Ilva, specializzata nel trasporto di materiali ferrosi e di semi-lavorati. Un’operazione condotta insieme a Fincantieri: “Merak” è la seconda carrier Ilva trattata e Franco spera che ne arrivi anche una terza.
Insomma, c’è lavoro ma ci si deve muovere molto per trovarlo. «Il 2018 non è ancora guarnito - puntualizza il leader di Cartubi - per esempio l’oil&gas continua a soffrire e allora dobbiamo recuperare in altri comparti le quote di produzione perse». L’azienda occupa un’ottantina di dipendenti diretti e impiega una media di circa 300 persone a seconda dei picchi di lavoro. Nel 2017 ha fatturato 35 milioni di euro, in linea con i ricavi dell’esercizio precedente.
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