Zamparini-city, una beffa per le aziende sfrattate
di Giulio Garau
GRADO
Oltre al danno e il rischio sul futuro degli insediamenti artigianali in val Cavarera, la variante che trasforma la destinazione delle aree da artigianale a residenziale per realizzare la faraonica Zamparini Citty, riserva una vera beffa ai 14 imprenditori che hanno investito.
È previsto infatti uno spostamento, ma è penalizzante e non certo a costo zero per le aziende. Lo ha spiegato l’architetto Paolo Pavoni che ha assistito le imprese che hanno fatto ricorso al Tar per chiedere l’annullamento della delibera, e che sabato ha affiancato e dato ulteriore peso all’altolà lanciato da Confartigianato a Zamparini e Comune di Grado.
Una situazione messa in evidenza dalla minoranza in consiglio comunale e in particolare da Liber@ che sabato mattina era presente con due esponenti alla conferenza stampa, Dario Raugna e Fiorenzo Facchinetti i quali sulla vicenda Zamparini hanno costruito un dettagliato dossier.
Dove dovrebbero andare le 14 aziende artigiane (settore nautico, meccanico, dell’impiantistica e dell’autotrasporto con la Gradese)? Semplice: la variante prende in esame un’area a Fossalon e sembra di proprietà dell’Ersa. C’è un problema però, questi terreni sono buoni per le coltivazioni e non per aree artigianali. La loro “quota” è infatti di due metri sotto il livello medio del mare. Per rendere idonea l’area bisogna riportare la quota a zero soprattutto per il grave rischio alluvionale.
Il Comune aveva anche previsto di venire incontro agli imprenditori mettendo a disposizione circa 3 milioni, che sarebbero stati anticipati dall’uomo d’affari Maurizio Zamparini sotto forma di primo pagamento delle urbanizzazioni. Soldi da utilizzare (una spesa stimata dallo stesso ufficio tecnico del Comune di Grado) per bonificare l’area riportandola a quota altimetrica zero. Ma torniamo alla beffa: l’artigiano a Fossalon dovrebbe costruire un capannone di pari volume a quello lasciato in val Cavarera, sobbarcarsi il costo della demolizione del vecchio capannone e investire ovviamente per realizzare quello nuovo. «Una strada economicamente impercorribile, le realtà industriali espulse sono tante - ha spiegato Pavoni - e in questi processi è necessario dare una logica che tuteli gli interessi di tutti gli attori sulla scena».
Non è finita. Gli artigiani comunque rimarrebbero proprietari (a meno della vendita a Zamparini) della vecchia area che diventa edificabile dal punto di vista civile. Ed ecco la ciliegina sulla torta: certamente la zona diventa ad uso residenziale, ma per l’edilizia convenzionata, riservata ai residenti gradesi e dunque non per il mercato libero. Cosa significa? Che i prezzi scendono dagli attuali 6-7 mila euro al metro quadrato a circa 3 mila. D’accordo che questo vincolo dovrebbe durare tre anni, ma il danno è assai rilevante. Anche perchè, come si sa a Grado la bolla immobiliare è scoppiata già da tempo, lo dimostrano gli oltre 2 mila appartamenti invenduti che sono ancora sul mercato. Con Zamparini city si va a realizzare, oltre a zone commerciali e direzionali, un altro milione di metri quadrati ad uso residenziale, qualcuno stima almeno 400 se non 500 nuovi appartamenti. Chi li acquisterà visto l’attuale eccesso di offerta che presuppone un crollo di prezzo se non di mercato dovuto alla bolla? È questo il «suicidio per l’isola» paventato dall’opposizione, ma anche dai cittadini arrabbiati.
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