1918, il giornalista Fraka sbarca a Trieste dopo Alessi «Una vertigine di tricolori»

Un libro sulla vita del cronista e inviato nei Balcani nella Grande Guerra per il Corriere  amò la triestina Elisa Camerino e da lei ebbe l’unico figlio riconosciuto, grande fotografo navale 
Eleonora Duse, Italian actress, 1896. Duse (1858-1924) in New York during her successful tour of the United States. From a private collection.
Eleonora Duse, Italian actress, 1896. Duse (1858-1924) in New York during her successful tour of the United States. From a private collection.

il personaggio



È stato uno dei giornalisti più seguiti e amati del Corriere della Sera nella prima metà del Novecento: Arnaldo Fraccaroli, Fraka per amici e lettori, ha scritto anche molti libri, novelle, saggi, commedie e sceneggiature e ha avuto un'esistenza intensa e ricchissima. Lo ha intuito bene Gianpietro Olivetto, autore di “La Dolce Vita di Fraka - Storia di Arnaldo Fraccaroli, cronista del Corriere della Sera” (Edizioni All Around, pagg. 512, euro 19) adesso in libreria. Fraccaroli nasce nel 1882 a Fondovilla, paesino posto sul fianco dell’Adige tra Verona, Mantova e Rovigo, e muore nel 1956; autodidatta, è stato un autore brillante e poliedrico, dalla forte personalità. Già a dodici anni comincia a scrivere sul quotidiano L’Arena, pubblica la prima commedia a sedici, a venti un romanzo e fonda un giornale, diventa redattore-capo a ventiquattro e a ventisette arriva al Corriere. Dopo una breve parentesi in cronaca, è stato uno dei maggiori “redattori viaggianti”, così si chiamavano allora gli inviati, del Corriere. Frequentava Arturo Toscanini, Pietro Mascagni, Giacomo Puccini, Trilussa, Gabriele D’Annunzio, Arnoldo Mondadori, Leopoldo Fregoli, le sue commedie venivano interpretate da attori grandissimi come Dina Galli, Cesco Baseggio e Gino Cervi, come sceneggiatore lavorò con Mario Camerini, Mario Soldati, Cesare Zavattini e Anton Giulio Majano e con star del cinema tra cui Valentina Cortese, Amedeo Nazzari, Ugo Tognazzi, Gino Bramieri, Lauretta Masiero e Mario Riva.

Molti gli aneddoti raccolti nel libro che lo legano a Trieste. A cominciare da un'intervista che fa nel 1910 a Franz Lehar al lido di Venezia. Grande è la sorpresa del giornalista per come gli risponde il musicista: “Vi procura anche una graziosa sorpresa, quando gli rivolgete per la prima volta la parola, saggiandola in una lingua che non è la vostra e che non è la sua. Perché egli non è austriaco: è ungherese, di Komarom. Ma vi risponde in triestino, cioè in veneziano falsificato nelle desinenze e nelle coniugazioni. Il triestino è la lingua italiana di tutti i sudditi di Francesco Giuseppe... Ed è un godimento sentir parlare il triestino con accento tedesco da un ungherese...” Con lo scoppio della prima guerra mondiale diventa cronista nei Balcani, poi entra in guerra l'Italia e il Corriere è interventista: Fraka sarà impegnato sul fronte orientale. Segue, tra l'altro, le rappresentazioni allestite nei teatri sul Carso per i soldati, ad una delle quali è presente Eleonora Duse che si è ormai ritirata dalle scene: “La grandissima artista, venuta a portare la sua adesione personale alla felice iniziativa, e che voleva restare nell’ombra della sua modestia, ebbe pure feste e omaggi indimenticabili.” Poi il 3 novembre 1918 Fraccaroli entra con l'esericito italiano a Trieste appena liberata sbarcando dal cacciatorpediniere Audace: è il secondo giornalista italiano a mettere piede in città. Lo precede il collega del Messaggero di Roma Rino Alessi che in seguito dirigerà Il Piccolo. Scrive Fraka: “Ed ecco Trieste: il Punto Franco, i magazzini... Trieste appare tutta sventolio di bandiere. È una vertigine di tricolori. E appena ci avviciniamo in modo da poter distinguere bene, vediamo sulla riva, sulle banchine, sulla Piazza Grande uno spettacolo maestoso, impressionante.” Fraccaroli, che nel frattempo scrive sulla rivista La Tradotta la cui redazione da Mogliano Veneto viene spostata a Trieste, intreccia anche la sua vita privata con la nostra città. Nel dopoguerra conosce infatti la donna che diventerà madre del suo unico figlio riconosciuto: Elisa Camerino, fuggita da Trieste con la famiglia e profuga in giro per l’Italia, a Venezia, a Firenze e infine a Roma. Scrive Olivetto: “Lisetta, una bella, vivace e intelligente ragazza, è irredentista, come il padre, Fortunato, ricco imprenditore ebreo, e la madre, Ersilia Zuculin, cattolica. Il papà è anche un fervente patriota, letterato e poeta; tra il 1905 e il 1906 dirige la rivista La Favilla, periodico di scienze, lettere, arti, varietà e politica, erede del glorioso settimanale culturale pubblicato a Trieste tra il 1836 e il 1846.” La storia con la donna triestina sarà tribolata, segnata da passione e incomprensioni, in perfetto stile Fraka.



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