A Barcola la “pironada” si dà alla tradizione
Fateci caso, ma quando si tratta di enogastronomia, di Barcola si parla poco. Forse perchè è splendidamente statica, nel senso che lì i ristoranti rimangono aperti vent’anni, non sei mesi.
Dal “Sub” al “Pescatore” passando per la “Marinella” ci sono quasi soltanto storie familiari pluridecennali e non, per fortuna, gestioni “random” come succede in centro città. Ogni tanto, però, in silenzio, per non fare rumore, qualcosa si muove. A metà di quella che molti chiamano “l’isola” del rione, e cioè lo slargo alberato che parte dal distributore e arriva al club dei surfisti, c’è una strana costruzione su due piani che innesca simpatia a prima vista. Perchè è strana, in prima battuta, e perchè, contriaramente alla tendenza locale anzidetta, nell’ultimo quinquennio ne ha viste di tutti i colori. Citiamo a memoria: il ristorantino spagnolo che ebbe un certo successo negli anni ’90 vive ormai solo nella memoria. Avevano cercato di sostituirlo con l’ennesimo kebab, ma senza grande successo. Tanto che, a un certo punto, qualcuno si deve essere detto: cosa manca a Barcola? Un’osteria barcolana, che altro? Diego e Fabia, i nuovi gestori, oltre a tutto potevano contare in partenza su una clientela degna di nota: quella che li ha apprezzati nei quattro anni passati nella gestione del ristorante della Società velica Barcola Grignano, quella della “Barcolana”, sì. E che adesso di sicuro non manca di dare una “pironada” nel loro locale omonimo.
L’approdo in questo posto è stato quasi naturale. La scelta del menu, anche. Ormai nessuno inventa più niente. Ma la cosa più difficile è fare bene le cose semplici. La cucina cosiddetta povera ha ritrovato un suo perchè in un periodo in cui molti non se la passano affatto bene. E in cui tanti, non dimentichiamo neanche questo, cominciano ad averne piene le tasche di chimici del gusto e a riscoprire le radici. Esiste qualcosa di meglio di una pasta allo scoglio fatta come si deve e con ricchezza di molluschi? Di un piatto di sardoni assolutamente barcolani e impanati al meglio? Di pesci lasciati a consumare e cuocere in naturalezza, senza salse nè intingoli? Di un “savor” che non deve tante spiegazioni o un fritto misto che non vi obbligherà ad assalti notturni del frigo alla ricerca della preziosa “minerale” che vi plachi l’arsura?
Risposta scontata. No. Per questa la scelta di Diego e Fabia è doppiamente apprezzabile. Perchè arricchisce una Trieste in piena fregola turistica di un posto dove poter mangiare effettivamente dei piatti locali. Perchè è assolutamente piacevole godersi il venticello della terrazza con la vita della costa che vi scorre a due passi. Perchè il rapporto prezzo-qualità invita a dimenticare certe “ontolose” trattorie croate e al resto contribuisce la cortesia e la simpatia del duo. Sotto i 30 euro, ed è già un bel partire.
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