A Tapas Barcelona siamo già in Spagna

Il miglior complimento lo hanno fatto agli ancora freschi titolari alcuni spagnoli della numerosa comunità locale. «Ci sembra di essere a casa», pare abbiano detto, al culmine di una serata catalano-t...
Di Furio Baldassi

Il miglior complimento lo hanno fatto agli ancora freschi titolari alcuni spagnoli della numerosa comunità locale. «Ci sembra di essere a casa», pare abbiano detto, al culmine di una serata catalano-triestina. E per chi ha dimestichezza con la cucina iberica non sono andati affatto lontano dal vero. Benvenuti a “Tapas Barcelona” , ambasciata triestina del mangiare spagnolo tipico, tra “sbisighezi”, tortillas, paella e altri marchi di fabbrica universalmente conosciuti.

In quello che fu il posto del “Barrique”, largamente modificato nella disposizione interna, ora si annusano i sapori di Madrid e Siviglia, Valencia e Malaga. Merito di Dolores Rizo Muñoz, di Barcellona e di Stelvio, un goriziano trapiantato da decenni in città. Per la cucina, senza andare a pescare troppo lontano, si sono affidati al triestino Paolo Verbanaz e ad Alex Rebula, con ottimi risultati.

In fondo l’imprinting arriva proprio da lei, che è nata in una famiglia di cuochi da generazioni. Probabilmente per questo i gusti che assaporate non sono affatto dissimili da quelli che potete trovare all’ombra della Barceloneta o di Plaza Mayor. Sapori decisi, come quelli del chorizo, la loro tipica salsiccia abbinata alle patate o più delicati come quelli della paella alle verdure.

Il piatto-simbolo di quella cucina, tra l’altro, e disponibile anche nella versione alla valenciana e in quella ai mariscos, e cioè ai frutti di mare. E, cosa tutt’altro che frequente nella stessa Spagna, viene realizzato espressamente e non scaldato. Cosa che potete facilmente verificare voi stessi, visto che la cucina è a vista, dietro una vetrata che ha anche il grande merito di non far trapelare alcuno di quegli odori che, in altri posti, vi trasformano d’acchito in un calamaro gigante.

Tra le proposte, ben formulate dal gentilissimo Marco, dopo un’entree in cui potete sbizzarrirvi tra i sorprendenti formaggi di Zamora, un ottimo jamon serrano (il loro classico prosciutto) o il prosciutto di Salamanca, ci si può sbizzarrire con la caldereta (un brasato servito con riso pilaf), il polpo a la gallega o alla catalana (con cipolla, prugne, pinoli, chiodi di garofano, cognac e pomodori).

Il tutto, ovviamente, spesso servito con ampie dosi di pimenton (la paprica affumicata di Murcia). Offerta fresca e gradevole, considerato anche che il posto sembra essere partito con il piede giusto ed è spesso affollato, visti i non troppi coperti e il fatto che lo spazio esterno deve ancora essere implementato.

Quanto alle bevande, si viaggia ovviamente alla spagnola, tra vino tinto e sangrìa a fiumi, e qualche birra degna di nota. Ottimo anche il rapporto prezzo-qualità che vi permetterà, stando dentro i 30 euro, di concedervi un’affascinante viaggio gastronomico restando a casa vostra. Que viva España!

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