A Venezia e Vienna cin cin con Harding e Metha

VENEZIA. È stato ancora il teatro La Fenice di Venezia a dare l'incipit musicale al nuovo anno in Italia. Nel teatro della città lagunare, gremito in ogni ordine di posto, e con molti ospiti stranieri, si è svolto lo splendido concerto di Capodanno che ha festeggiato con il 2015 la dodicesima edizione. Un successo anche televisivo, perchè come sempre la seconda parte dello spettacolo è stata trasmesso in diretta da Raiuno.
Molti applausi per il maestro Daniel Harding, che tornava a dirigere l'orchestra veneziana dopo aver già guidato il concerto del Capodanno 2010-2011, e per le due voci protagoniste della parte dedicata al melodramma, la soprano Maria Agresta, che da poco aveva aperto la nuova stagione lirica della Fenice cantando nel “Simon Boccanegra”, e il tenore americano Matthew Polenzani, al suo debutto a Venezia. Tra i brani più apprezzati dal pubblico, quello di apertura della parte del melodramma, la Sinfonia della “Gazza Ladra” di Rossini, e un riuscitissimo omaggio al trentennale della scomparsa di Eduardo De Filippo, con un boogie-woogie tratto dalla “Napoli milionaria” musicata da Nino Rota. Finale con applausi e bis per il tradizionale “Libiam ne’ lieti calici” della “Traviata”.
Con il tradizionale Concerto di Capodanno e i valzer della famiglia Strauss, anche Vienna ha salutato l’arrivo del nuovo anno. Sul podio dei Wiener Philharmoniker il maestro Zubin Mehta, un “veterano” del concerto. La cornice, come sempre, quella splendida della Sala d’oro del Musikverein. Diverse le novità. Innanzitutto il programma è stato imbastito su ricorrenze storiche: i 650 anni dell’Università di Vienna, i 200 dell’Università Tecnica e i 150 della Ringstrasse, l’anello che racchiude il centro storico voluto dall’imperatore Francesco Giuseppe. Il programma presentava cinque primizie mai eseguite finora. Fra queste “Champagner-Galopp” del danese Hans Christian Lumbye (1810-1874), lo Strauss del Nord.
Per Mehta, indiano di origine, cosmopolita per biografia con forti radici in Europa e Usa, salire sul podio dei Wiener è come tornare a casa: è qui che ha studiato musica da ragazzo dal famoso Hans Swarowsky (assieme a Claudio Abbado e Daniel Barenboim).
Il concerto, alla 57°edizione, è stato trasmesso in tutto il mondo (90 paesi) per un pubblico planetario stimato in 50 milioni. Quest’anno per la prima volta l’omaggio floreale con cui viene decorata la sala non veniva più da San Remo ma dai giardini della città di Vienna (rosso, rosa, arancio e giallo i colori scelti per i 30.000 fiori).
Come ogni anno la dinastia degli Strauss ha dominato il programma. Con la polka “Mit Dampf” di Eduard Strauss, “Accelerationen”, “Polka Elektro-magnenetische”, e “Perpetuum mobile” di Johan Strauss figlio sono stati ricordati i 200 anni dell’Università tecnica. Mentre per quella di Vienna sono state eseguite la “Studenten-Polka” e “Freiheitsmarsch” di Johann Strauss figlio e padre. La Ringstrasse è stata ricordata con un balletto che ha inframezzato (per i telespettatori) il programma sulle note di “Wein, Weib und Gesang” di Strauss figlio, con coreografie dell’italiano Davide Bombana.
Anche alla famosa scuola dei cavalli lipizzani, che compie 450 anni, è stato dedicato un brano, la “Annen-Polka” di Strauss figlio. Per la prima vola (altra novità) anche la Staatsoper è stata coinvolta nel concerto, con la diretta all’aperto su un maxi-schermi sul piazzale laterale del teatro. Come sempre il concerto si è chiuso con il “Bel Danubio blù” di Strauss figlio e la “Marcia di Radetzky” di Strauss padre con il pubblico che accompagna l’orchestra ritmando con le mani.
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