Addio al regista Michael Cimino, dal trionfo alla caduta

Firmò solo un capolavoro, “Il cacciatore”, vincitore di 5 Oscar. De Niro: «Mi mancherà»

ROMA. A 77 anni, solo e incompreso fino all'ultimo dal suo paese, che non gli ha mai perdonato il successo e la caduta, la genialità e l'irregolarità, è morto Michael Cimino, il più visionario della nidiata dei registi americani di origine italiana che negli anni 70 cambiarono il volto di Hollywood. Non è un caso che l'ultimo omaggio gli sia stato reso da un festival europeo (Pardo d'onore a Locarno nel 2015) e che l'annuncio della morte sia stato dato dal direttore del Festival di Cannes, Thierry Fremaux. La storia del cinema mondiale da tempo ha incoronato «Il cacciatore» (1978) vincitore di cinque Oscar e considerato tra i capolavori assoluti del cinema americano. I cinefili di tutto il mondo considerano il suo film maledetto, «I cancelli del cielo» (1979) un oggetto di culto da vedere e rivedere. Ma il tempo dirà che già il suo esordio «Una calibro 20 per lo specialista» (1974) era la certezza di un talento purissimo e che almeno «L'anno del dragone» (1985) merita di stare nella Hall of Fame del grande noir. Da regista si è avvicinato troppo presto al sole e in tutta la carriera ha pagato quel successo con la scarsa fiducia dei produttori (appena otto film in carriera), dopo il tonfo brutale del costosissimo «I cancelli del cielo». Fu anche uno sceneggiatore di grande talento e basterebbe citare per questo «Una 44 magnum per l'ispettore Callaghan» col giustiziere Clint Eastwood. Da anni aveva stravolto il suo viso con la chirurgia e i pettegolezzi dicevano che volesse cambiare sesso. «Ricorderò sempre il nostro lavoro assieme. Mi mancherà» ha detto all'Hollywood Reporter Robert De Niro, protagonista de “Il cacciatore”.

Nato a New York il 3 febbraio 1939 (ma la data è controversa) da una famiglia siciliana, il giovane Michael trova la sua prima vocazione nella pittura, che praticherà per tutta la vita esponendo in gallerie prestigiose. Dopo un breve periodo sotto le armi durante il Vietnam, lavora per tv e pubblicità. Frequenta anche l'Actors Studio, con Al Pacino, Dustin Hoffman, Meryl Streep. Nel '71 sbarca a Hollywood e debutta tre anni dopo. Al secondo film, il trionfo: «Il cacciatore» ha in due attori magnetici come De Niro e Meryl Streep la sua spiegazione più immediata, ma è proprio il talento del regista a fare la differenza. E il film diventa l'autocoscienza di una generazione, il grido disperato contro l'assurdità della guerra. Questa pulsione segreta sostiene il successivo «I cancelli del cielo», affossato dai costi astronomici, ritardi e follie del regista (come la pista di pattinaggio in pieno deserto). «Verso il sole» è il suo testamento cinematografico, presentato nel 1996 al festival di Cannes.

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