Addio Judith Malina, l’anarchica musa del Living

NEW YORK. Addio a Judith Malina: l'attrice e co-fondatrice del leggendario Living Theatre è morta a New York. Aveva 88 anni. Con il marito Julian Beck aveva creato la compagnia di teatro politico-radicale nel 1947.
di ROBERTO CANZIANI
Aveva appena vent'anni quando con Julian Beck fondò il gruppo teatrale che avrebbe rivoltato da capo a piedi il teatro del Novecento. Il Living Theatre.
Aveva vent'anni ed era molto bella. Di una bellezza mora, sfacciata, audace, sovversiva. Con occhi scuri e profondi. E un magnetismo dentro. L'esatto contrario di Marilyn Monroe che, come lei, era nata in quel fortunato 1926, solo qualche giorno prima.
Un carisma, quello di Judith Malina, che oggi possiamo ben dire rivoluzionario, e una formidabile forza che con il passare degli anni non era mai venuta meno. Fino a venerdì scorso quando si è spenta. A 88 anni - sarebbero stati 89 il prossimo 4 giugno - alla Lillian Booth House, un ospizio per artisti, a Englewood, poco distante da New York. La città che l'aveva accolta quando a soli tre anni lasciava una Germania già sotto il tallone di ferro del nazismo. La stessa New York che a lei, musa inquieta del' 900, non ha poi concesso nemmeno uno straccio di pensione. Del resto si sa che welfare è una parola anglosassone, ma non certo statunitense.
«Il nome che Julian e io ci siamo dati nel 1947 - Living Theatre, teatro vivente - voleva dire saper cambiare, vivere nel flusso della storia, ma non rinunciare ai propri ideali. Che restano quelli di allora: pacifisti, anarchici, femministi. Anche vegetariani» ci aveva detto tempo fa, quando era stata a Pordenone con il gruppo, per una serie di laboratori e seminari che servivano anche all'autofinanziamento.
Era un teatro, il suo, «che combatte la miseria della gente, l’ingiustizia del potere, la differenza tra i sessi, la violenza e le brutalità delle guerre. E lotta contro i draghi della crudeltà e della compiacenza».
Anarchico e antistituzionale, il Living Theatre, aveva combattuto sempre anche il drago del denaro, specchio del diavolo, ma a quel mostro era dovuto soccombere. Braccati e arrestati per una presunta irregolarità fiscale, che poi si era dimostrata inesistente, Malina e Beck avevano lasciato gli Usa per un lungo "esilio" europeo nel '63 e due anni dopo erano approdati addirittura a Trieste con quel "Misteries and smaller pieces" che nella città allora morigerata aveva destato grande scandalo e mandato quasi all'aria il Teatro Stabile.
«Non ricordo le centinaia e centinaia di repliche che io e Julian abbiamo fatto con “Mysteries e smaller pieces”, uno spettacolo creato nel 1964. Ma la tappa di Trieste resta per me indimenticabile. Provocò anche uno scossone molto forte nella città».
Quella sera, aprile del ’65, al Teatro Auditorium, intervenne la polizia in sala, scoppiarono discussioni, fu vietata ogni futura rappresentazione. E tutto perché, per pochi secondi, un uomo nudo era apparso in scena. Qualcosa cambiò da allora, in Italia, nel comune senso del pudore a teatro.
«Non fu soltanto per quella scena, che del resto era improvvisata. In quel momento il nostro teatro aveva scatenato la paura. Era il modo che avevamo di entrare in sala, il coinvolgimento che chiedevamo al pubblico. Molta gente venne colta dal panico, soprattutto la polizia, che ci attaccò. In fondo, non facevamo che rappresentare le tesi teatrali di Antonin Artaud».
Curioso che proprio lei, la figlia di un rabbino di Kiel, avesse parlato a Beck di Artaud e lo avesse convinto, lui che adolescente avrebbe voluto diventare un pittore, a intraprendere la strada del teatro. Che subito si dimostrò "rivoluzionario" visto che come primo copione da allestire scelsero Pirandello. Ma eravamo nel 1947.
E vennero subito dopo i titoli che avrebbero cambiato il ruolo del loro teatro, degli attori, delle messe in scena, scaraventandole dritte nel reale....
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