Adolf Loos, l’architetto scandaloso di Vienna che ideava case per i vip dello spettacolo
il personaggio
È stato uno dei principali esponenti del fertile periodo viennese tra’800 e’900. Architetto, designer, autore, intellettuale controverso, mentore di giovani promesse come Oskar Kokoschka che di lui realizzò nel 1909 un ritratto celebre, Adolf Loos ha lasciato un’impronta incisiva, ancor oggi ben visibile nella capitale austriaca.
Il 150° della nascita a fine 2020 aveva prodotto un grappolo di iniziative poi bloccate a singhiozzo dalle limitazioni dovute al Covid-19, ma che continueranno per molte settimane, e che sono fruibili anche on line senza dover andare a Vienna.
È il caso dell’esposizione al Mak, dedicata alle lussuose case per committenti privati, che Loos ideò sia per agiati viennesi, sia per celebrità internazionali. Fra queste, tre personaggi del mondo delle arti e dello spettacolo assai diversi fra loro ma accomunati dal fatto che i progetti a loro dedicati rimasero sulla carta: il grande attore di natali triestini Alexander Moissi, per il quale nel 1923 Loos pensò ad una casa di vacanze al Lido di Venezia; l’eccentrico artista dadaista Tristan Tzara che nel 1925/6 voleva una dimora a Parigi, e la ballerina Josephine Baker, per la quale ancora a Parigi, nel 1927 avrebbe dovuto sorgere un’originale villa a strisce bianche e nere.
In mostra al Mak vi sono un centinaio di oggetti, fra schizzi, progetti, modelli, documentazioni fotografiche, che dimostrano fra l’altro il rifiuto di Loos per edifici con piani posti semplicemente l’uno sopra l’altro, nella convinzione che ogni stanza, ogni spazio, dovesse avere invece l’altezza necessaria alla sua funzione ( “Adolf Loos. Privathäuser”, fino al 14 marzo).
Al Museo del Mobile è di scena fino al 28 febbraio il Loos designer, di cui sono visibili sia oggetti singoli, sia interi arredi. L’istituzione nel settimo distretto possiede una delle collezioni di mobili di Loos più vaste al mondo, di cui viene proposta una selezione, con il contrappunto di oggetti di design contemporaneo ispirati alle sue idee, fra cui alcuni pezzi degli italiani Soda Designers e Patrick Rampelotto. (”LOOS. Design & Redesign”).
Nelle cosiddette “stanze di Loos” nella Bartensteingasse 9, e in particolare fra gli arredi della sala da pranzo, la Biblioteca di Vienna propone fino al 9 aprile parte della collezione acquisita nel 2008 come lascito dello studioso Franz Glück: scritti soprattutto, che consentono di confrontarsi con lo stile tagliente di Loos, ma anche lettere, documenti e fotografie. I materiali in mostra, che assieme all’Archivio Loos dell’Albertina sono stati stata inclusi dall’Unesco nel 2018 nella “Memory of Austria”, danno conto inoltre da un lato delle accuse di pedofilia con cui l’architetto e designer si dovette confrontare, e dall’altro con la sua crescente sordità, che a partire dalla fine degli anni’20 lo indusse ad usare estesamente foglietti e quaderni per comunicare. ( “Gehet doch schnell die Ausstellung besuchen…! ”).
Per fruire di un’ampia selezione di oggetti attorno alla persona di Adolf Loos anche in tempi di pandemia, il Wien Museum ha puntato su una mostra online con un ricco apparato iconografico, comodamente visitabile dal divano di casa: sul sito https: //magazin. wienmuseum. at/adolf-loos-1870-1930-2020).
Ma oltre a queste iniziative museali, Adolf Loos è sempre visibile a Vienna anche in una sorta di museo diffuso a cielo aperto, perché molte sue creazioni sono ancora parte del tessuto urbano.
In pieno centro, la sua casa sulla Michaelerplatz fu nel 1910-1911 uno scandalo senza pari, con quelle sue facciate disadorne che dispiacevano anche a Francesco Giuseppe, dirimpettaio suo malgrado. Totalmente privo di ghirigori e sensualità jugendstil, quell’edificio era la concretizzazione del saggio “Ornamento e delitto” del 1908, con il quale Loos aveva lanciato il guanto della sfida ai suoi contemporanei e aveva ribadito la sua avversione per l’eclettismo della Ringstrasse.
Poco distante, sul Kohlmarkt vi è la libreria Manz, sul Graben la sartoria Knize e sulla Kärntnerstrasse vi è l’iconico American Bar, mentre affacciato sulla Karlsplatz si apre il Café Museum, soprannominato all’epoca “Caffè Nichilismo” per l’essenzialità degli arredi.
Sulle pendici del Bosco Viennese, ma anche nell’elegante 13° distretto, sono numerose le ville progettate da Loos che si possono ancora ammirare, e vi è pure l’esperimento delle due villette datate 1932, pochi mesi prima della morte, nate come parte del complesso della “Werkbundsiedlung”, l’iniziativa realizzata tra il 1929 e il 1932 da un folto gruppo di architetti internazionali, per fornire nuovi standard abitativi alla borghesia. –
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