Africa Unite a Pordenone «Reggae insieme agli archi sarà un viaggio emozionale»



«Un concerto emozionante, dove il sapore degli Africa è sempre presente e riconoscibile ma, a volte, viene dirottato verso direzioni inaspettate»: Bunna, fondatore, cantante e chitarrista degli Africa Unite sarà sul palco del Music in Village al Parco IV Novembre di Pordenone domani alle 21 con l'altro membro storico della reggae band torinese, il tastierista Madaski in un assetto che chiamano Africa Unite System of a Sound. Si aggiungono gli Architorti, con cui hanno realizzato l'ultimo album "In Tempo Reale", uscito a maggio. Ha ottenuto buonissime recensioni - riprende Bunna - non era scontato, è un disco non facile, un'operazione che può spiazzare, soprattutto se si pensa che è stato fatto da un gruppo che si è sempre espresso utilizzando, anche se in modo personale, il reggae».

Il vostro legame con il Friuli Venezia Giulia?

«Un posto importante per noi, dai tempi dei primi Rototom Sunsplash a Gaio di Spilimbergo, i live al Cerit, al Deposito Giordani, gli indimenticabili concerti a Trieste, alla Barcolana, per finire con le immense emozioni al Parco del Rivellino dove il festival reggae per antonomasia ha, negli anni, regalato musica, cultura e aiutato il genere a essere conosciuto. La regione si è sempre dimostrata accogliente, curiosa e interessata alla musica a prescindere dai generi. Penso che fenomeni come il Great Complotto abbiano, forse anche inconsciamente, aiutato a creare quest'attitudine».

Il tour attuale?

«Lo spettacolo mischia spesso le carte musicali, pezzi vecchi e nuovi in uno show fluido che propone al pubblico un viaggio continuo alternando atmosfere reggae ad altre più oniriche dove gli archi tirano le fila della narrazione musicale».

Che differenze ci sono con l'aggiunta degli Architorti?

«In un concerto degli Africa il ritmo del reggae, evidenziato dal basso e dalla batteria, scandisce il battito che ti fa muovere, il live con gli Architorti è una cosa diversa: con gli archi, l'intento non è solo quello di far ballare il pubblico ma anche di portarlo per mano in un viaggio suggestivo, emozionale».

"In Tempo Reale": come sta andando?

«Rappresenta appieno noi e la realtà che stiamo vivendo. Vuole anche essere provocatorio. In un momento in cui tutto, musica compresa, viene prodotto e consumato velocemente e facilmente dimenticato, vuole sottolineare l'importanza di riappropriarsi dei tempi che ci appartengono. C'è una riflessione sull'impatto del web e in particolare dei social network sulla nostra vita quotidiana».

Tra i brani di punta c'è "L'impero del Nord". Che momento stiamo vivendo?

«Molto complicato e difficile. I nuovi media possono diventare uno strumento pericoloso che, in mano a una certa politica, facilita e velocizza la circolazione di messaggi che cercano di catturare l'attenzione e il consenso della gente illudendola di essere unita da certi valori comuni. Una strategia che può creare nel popolo la falsa illusione di essere partecipe di una democrazia senza accorgersi di essere solamente un mezzo».

È importante schierarsi?

«Abbiamo sempre pensato che chi ha la facoltà di parlare a un pubblico abbia il dovere di esprimere delle opinioni quantomeno per fornire spunti di riflessione. È importante dire da che parte si sta, poi sarà chi ascolta a decidere se essere d'accordo o meno».

Che impegni vi aspettano?

«Ancora un po' di concerti, stiamo anche valutando un prolungamento nei club tra l'autunno e l'inverno, nell'attesa di ricominciare a lavorare su un nuovo disco».

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