Al “Nuovo” di Udine il teatro diventa casa

Presentata la stagione 2014/2015 di musica, danza, prosa e operetta; arrivano Gassman, Favino, Orlando e Haber
Di Roberto Canziani

UDINE. Nomi e volti si affacciano dalle finestre del cartellone. Direttori d’orchestra come Daniele Gatti e Myung-Whun Chung. Virtuosi del violino (Arabella Steinbacher) e del pianoforte (Francesco Piemontesi). Formazioni del peso della London Symphony Orchestra, dei Muenchner Symphoniker, o la Staatskapelle Dresden. E attori acchiappa-platee come Alessandro Gassman, Pierfrancesco Favino, Silvio Orlando, Alessandro Haber.

Non li accoglie un teatro, ma piuttosto una casa. Un luogo dove riconoscersi e a cui appartenere. Un palcoscenico specchio delle aspettative e dei desideri della comunità - la città, in questo caso – che nel Giovanni da Udine vede anche un simbolo.

Che cosa rappresenti il grande teatro urbano (1230 posti, 140.000 ingressi nella scorsa stagione) sono stati in molti a spiegarlo, ieri mattina, quando con abbondante anticipo sull’inaugurazione (il 24 settembre) e sull’inizio della campagna abbonamenti (il 1 settembre), è stata presentata la stagione 2014/2015 del Teatro Nuovo, spalmata sui versanti della musica, della danza, della prosa, dell’operetta.

La definizione che più si adatta a questo Teatro-Casa, l’ha proposta Giuseppe Bevilacqua, direttore a cui spettano le scelte della prosa. “Teatro popolare d’arte”, la chiama lui, variando appena appena la gloriosa formula che quasi 60 anni fa Giorgio Strehler e Paolo Grassi inventarono nel fondare il Piccolo Teatro di Milano.

Il grande teatro di Udine è stato invece più concreto nello snocciolare i numeri. E nel sottolineare – come ha fatto il presidente Mizzau – lo speciale incremento che ha avuto nella stagione 2013/14 la sottoscrizione degli abbonamenti alla prosa (più 22 %), settore che si trovava un po’ in difficoltà negli anni precedenti, rispetto al vento in poppa di cui gode da sempre l’abbonamento alla musica. Con schietto spirito matematico (che del resto, per titoli accademici, gli compete) il sindaco Furio Honsell ha rilevato trattarsi di una felice “derivata positiva”.

E’ quindi toccato a Marco Feruglio, sovrintendente e direttore artistico della programmazione musicale presentare le stelle di una stagione concertistica che vanta le formazioni orchestrali di cui si è detto (ma anche l’Orchestre National de France e la Konzerthausorchester Berlin). E che schiera artisti e virtuosi capaci di creare attesa, anche a livello popolare. Per esempio quando entrerà in gioco Kevin John Edusei, direttore tedesco-ghanese al timone dei Muenchner. O quando si tratterà di riconoscere la “sonorità brunita” che il sud-coreano Myung-Whun Chung riesce a distillare dai cento maestri della Staatskapelle. “Color oro antico” diceva Karajan parlando di questa particolare caratteristica delle orchestre tedesche.

La collaborazione con le Industrie Danieli, che tra alcuni mesi celebreranno in musica il centenario di fondazione, farà sì che il concerto inaugurale sia largamente in anticipo (mercoledì 24 settembre, come si diceva) rispetto alle consuetudini. Ma la bacchetta di Valerj Gergiev alla guida della London Symphony Orchestra sarà, in quell’avvio d’autunno, il segnale per accordare l’intera proposta musicale alla centralità dei compositori romantici e tardo-romantici.

La tecnica del dialogo e dell’ascolto è anche quella adottata da Giuseppe Bevilacqua, molto complimentato da tutti per l’impulso che è riuscito a dare alla prosa. La sua proposta di “intrattenimento alto e di qualità” è inoppugnabile. Proprio perché l’ “intrattenimento noioso” (che in certi casi, purtroppo, capita) è la peggior tortura. Generoso nell’eloquio, Bevilacqua avrebbe voluto commentare ad una ad una le sue venti scelte. Il tempo non gliel’ha permesso, ma si è capito che “Servo per due” con Pierfrancesco Favino (una bombastica rielaborazione dell’Arlecchino di Goldoni), lo shakespeariano “Mercante di Venezia” (con Silvio Orlando), e “Il giuoco delle parti” di Pirandello con Umberto Orsini sono alcuni dei titoli di cui va orgoglioso.

Un pubblico curioso potrà però anche apprezzare scelte più avventurose: il nuovo testo teatrale di Massimo Carlotto (“Il mondo non mi deve nulla”), una rischiosa elaborazione coreografica della Divina Commedia (“Dall’Inferno al Paradiso” della NoGravity Dance Company), o il ritorno a Udine di una figura d’eccellenza della danza contemporanea, la argentino-tedesca Constanza Macras.

La danza un po’ più classica prevede, tra le altre cose, uno “Schiaccianoci” (nella versione ‘storica’ di Marius Petipa, con il Balletto dell’Opera Nazionale di Riga - Lettonia). Due titoli, infine, anche per l’operetta: “La principessa della Czarda” e “Il paese del sorriso” assicureranno quell’affluenza di pubblico che un “teatro popolare d’arte” deve saper ricercare.

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