Alba e tramonto del secolo breve, nella sofferta storia di Bosnia e Erzegovina

Il “secolo breve” della storia della Bosnia Erzegovina va dall’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914 alla firma degli Accordi di Dayton del 14 dicembre 1995. In mezzo, in una ridda parossistica e fratricida, trovano spazio tutte le principali correnti culturali, sociali e politiche del Novecento europeo, evidenziandone impietosamente l’inadeguatezza e l’illusorietà.
Questa storia la troviamo nel libro “Bosnia e Erzegovina. Alba e tramonto del secolo breve” (Beit Storia, pagg. euro), di Cathie Carmichael, docente di storia a Norwich, Gran Bretagna, e autrice di vari saggi di storia contemporanea. Il suo merito è quello di aver saputo raccogliere e ordinare tutte queste fila scrivendo così quella che è anche una breve storia del cuore della Jugoslavia.
Dentro troviamo la missione cristiana e la vocazione ecumenica dei frati minori francescani nei Balcani, la dialettica fra l’esotismo coloniale asburgico e l’eredità culturale della secolare dominazione ottomana in Bosnia, il furore genocida scatenato dal fascismo ustasha del poglavnik erzegovese Ante Pavelic per attuare il suo piano di una Grande Croazia. L’ispirazione della teoria psicoanalitica della pulsione di morte (Mortido) che Freud riconobbe per la prima volta nel 1898 proprio durante un viaggio in Erzegovina (Trebinje), l’orgogliosa riscossa della Resistenza comunista dell’esercito multietnico di Tito, che proprio dalla Bosnia orientale iniziò la lunga, difficile e sofferta lotta di liberazione dall’occupazione nazi-fascista e che vide nascere una nuova coscienza del ruolo delle donne nella lotta partigiana e nella costruzione di una società nuova, più paritaria e più giusta. Le prime apparizioni mistico-apocalittiche della Signora (Gospa) a Medjugorje (1981). Le teorie pseudoscientifiche sull’“indole dei popoli balcanici” elucubrate da sedicenti intellettuali e psichiatri e il rigore scientifico delle analisi del dna delle vittime del genocidio di Srebrenica. Il principio titoista della “Fratellanza e Unità” posto alla base della Federazione jugoslava. L’esplosione di gioia pop della sintesi etnorock dei Bijelo Dugme, il più importante fenomeno musicale di massa jugoslavo degli anni Settanta e Ottanta. Il grande afflato epico del Ponte sulla Drina del premio Nobel Ivo Andric, le Olimpiadi invernali di Sarajevo del 1984. E tanto altro ancora.
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