Alessia Barela: «La mia tostissima Stefania in tv»

Se c'è in Italia un'attrice che ha l'aria un po' "maudit", specializzata in ruoli di donne di carattere, quella è Alessia Barela. Un inizio da adolescente a "Non è la Rai", poi tanta scuola di teatro e tante perle di cinema come "Velocità massima" di Daniele Vicari, "Viaggio sola" e "Io e lei" di Maria Sole Tognazzi, Alessia ha appena lasciato il set triestino di "La verità di Anna", la serie tv in dodici puntate scritta da Carlo Lucarelli e diretta da Carmine d'Elia, destinata alla prima serata di RaiUno.
La trama racconta dell'ispettore Cagliostro (Lino Guanciale) che da "fantasma" indaga su chi l'ha ucciso, aiutato dall'unica persona che può comunicare con lui, Vanessa (Valentina Romani): Alessia interpreta proprio la zia di Vanessa, Stefania, una giovane donna che fa la tramviera sul tram di Opicina. A Trieste era già stata nel 2003 per girare "Marcinelle" dei fratelli Frazzi. In autunno vedremo l'attrice anche in "La catturandi", serie poliziesca girata a Palermo dove interpreta la moglie di Massimo Ghini, e al cinema in "Seven Days" di Rolando Colla, girato a Parigi, dove interpreta un'altra tipa tosta, un'ex tossicodipendente sposata che s'innamora di Bruno Todeschini.
Chi è Stefania, la sua tramviera in "La verità di Anna"?
«Stefania non ha un compagno - spiega Alessia Barela -, si prende cura da sola della nipote ma nasconde un segreto: le ha detto un'enorme bugia sulla vita di sua madre, interpretata da Cecilia Dazzi, che è scomparsa. Fra le due sorelle non c'è un rapporto risolto, quindi nel corso delle puntate si scoprirà anche cosa è successo quando erano piccole. Io poi ho il mito di Kate Winslet e mi sono ritrovata con la divisa a guidare il tram, come faceva lei in "The Reader"».
A proposito, è stata anche protagonista di un piccolo incidente sul tram: com'è andata?
«Recitando ho guidato quasi tutto, auto, moto, un'ape, un autobus, perciò in una scena avevo chiesto di poter guidare davvero io il tram. Per fortuna non mi hanno dato retta. Ero davanti e il tramviere vero guidava dalla coda: un automobilista è passato lo stesso nonostante lo stop. Stando davanti a quel vetro enorme mi è venuto spontaneo fare comunque il gesto della frenata».
Sembra abbonata a ruoli di donne forti: un caso o una scelta?
«Non so se per lineamenti o temperamento, ma non interpreto mai donne "mosce". Cerco di evitare di fare sono personaggi inutili, quelli che nel teatro vengono chiamati "la tinca", che vivono di luce riflessa, anche se in tutte le carriere capita di farne qualcuno».
Un percorso impegnativo...
«Preferisco questo piuttosto che essere super conosciuta e non faticare più».
Lei ha il merito di aver sdoganato il bacio lesbico sulla Rai in prima serata, nella serie "Terapia d'urgenza", insieme a Elisabetta Rocchetti...
«E ne sono fierissima. Nel format spagnolo dal quale è tratto "Terapia d'urgenza" la storia centrale era proprio l'amore tra queste due donne, in Italia invece siamo durate un anno. Mi piaceva la sfida di interpretare una pediatra, una donna borghese, audace che seduceva un'infermiera. Era il 2008: mi viene da ridere che ancora se ne parli, ma purtroppo il problema resta nella forma mentis: su questi temi siamo ancora molto indietro».
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