Alessio Boni: «Sono un Don Chisciotte che vorrebbe solo migliorare il mondo»

l’intervista
Di sicuro sarà un bel “Don Chisciotte” se, come stasera alle 20. 45 al teatro Verdi di Gorizia, domani e dopodomani al Comunale di Monfalcone, si potrà applaudire Alessio Boni, anche autore della regia. Sul palco con lui, a far rivivere le eterne lotte contro i mulini a vento dell’eroe cervantesco e altri momenti celebri del capolavoro come quello legato all’amore tra Don Chisciotte per Dulcinea, ci saranno Marcello Prayer e Serra Yilmaz, l’attrice feticcio di Ferzan Özpetek, che interpreta Sancho Panza.
Chi è oggi un Don Chisciotte?
«I Don Chisciotte - risponde Alessio Boni - non devono essere per forza famosi come Greta Thunberg o come Nelson Mandela: sono coloro che avvertono che il mondo è fuori dai cardini e si vestono con un’armatura per renderlo migliore. Quindi, possiamo essere Don Chisciotte nel quotidiano, andando da una parte per una questione etica, ma sapendo che altri andranno contro questa direzione. Per me, per esempio, Ilaria Cucchi è una Don Chisciotte: veniva presa per pazza, ora son tutti a dirle che ha un coraggio fuori dal comune. E Don Chisciotte possono essere quegli insegnanti che danno un’insufficienza senza farsi condizionare dai reclami che i genitori forse avanzeranno».
Quanti ce ne sono, oggi, di esempi così?
«Tanti: sono stato accanto all’Unicef, al Cesvi, a Save the Children, ora sono vicino a Medici senza Frontiere. Ho visitato Haiti, Mozambico, l’Indonesia quando c’è stato lo tsunami e altre aree del mondo, trovando un sacco di gente che vive là unicamente per aiutare gli altri, con uno stipendio irrisorio che a volte non permette nemmeno di far ritorno in Italia».
Gli attori, in genere, sono più Don Chisciotte o conformisti?
«Posso solo dire di non stare bene in un certo tipo di percorso: non faccio parte del jet set. Sono sempre stato così, da ben prima di fare il “Don Chisciotte”. Le uniche differenze che faccio sono in base all’etica e all’educazione di chi ho di fronte. Non sono un moralista, ma la mia morale ce l’ho».
Qualche anno fa lei ha affermato di aver subito avance da un produttore americano...
«Sì, quel produttore mi aveva detto che mi avrebbe fatto entrare in un film con un cast internazionale. Avevo 24 anni e il film c’era per davvero. Quel produttore si è rivelato un po’infingardo, ma la sua non è stata una molestia. Di avance, comunque, ne subisco ancora».
Non poteva denunciarlo?
«Se un ragazzo chiede a una ragazza di uscire la sera e le porge un fiore ha senso denunciarlo? Basta dire no. Le molestie subite da molte donne sono un’altra cosa e, quelle sì, vanno denunciate. A me quel produttore non mi ha messo le mani addosso: si è semplicemente proposto. E io me ne sono andato».
E intanto lei sta per diventare padre.
«Sto con Nina Verdelli e tra due mesi avremo un figlio: Lorenzo, non vedo l’ora di conoscerlo. È uno dei momenti più belli della mia vita. Credo che si smetta di essere figli nel momento in cui si diventa padri. Se non fosse avvenuto questo passaggio mi sarebbe mancato». —
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