Alicia, la paziente muta che dipinge sulla tela l’omicidio del marito

Esordio folgorante per il thriller di Alex Michaelides che sa scavare nella mente dei suoi personaggi



Una vita perfetta. Lei, Alicia, una pittrice di successo. Il suo amatissimo marito Gabriel, un fotografo di moda. Sullo sfondo uno dei quartieri più belli di Londra. Cosa chiedere di più? Ma una sera di fine agosto scoppia il dramma. Quando arriva la polizia, Gabriel viene trovato morto in una pozza di sangue, ucciso da cinque colpi di pistola che gli hanno devastato il volto. Alicia è in piedi nella stessa stanza, le vene dei polsi tagliate. Silenziosa. Muta di fronte ai poliziotti, così come resterà muta di fronte ai giudici che la processeranno, muta con i medici dell’Istituto psichiatrico giudiziario dove viene rinchiusa, muta con le altre pazienti/detenute. A non rassegnarsi al mutismo di quella “paziente silenziosa” è solo Theo, lo psicologo forense Theo Faber, che sei anni dopo l’omicidio si appassiona alla vicenda di Alicia, ottiene un trasferimento nell’Istituto dove la donna è ricoverata e ostinatamente si impegna a fare breccia in quell’altrettanto ostinato silenzio. Fino a quando…

Quello che Alex Michaelides propone con questa sua opera prima, appunto “La paziente silenziosa” (Einaudi, pagg. 340, euro 18,00), non è un giallo, almeno non lo è nel senso stretto del termine, così come non è un diario, anche se in forma di diario è scritto, il diario dello psicologo alternato al diario che Alicia ha tenuto prima e dopo la tragedia. È però un thrilling che scava nella mente dei personaggi, i due protagonisti innanzitutto, ma non solo, perché attorno ci sono gli altri medici, infermieri e pazienti della clinica, i parenti di Alicia, il gallerista, descritti tutti a colori vividi, offrendo diverse ipotesi per capire fino in fondo il dramma prima del colpo di scena finale. Perché se è vero che Alex Michaelides, nato nel 1977 a Nicosia da padre cipriota e madre inglese e poi approdato a Londra ai tempi dell’università, è alla sua opera prima, è anche vero che nella vita fa lo sceneggiatore, e di successo. E si narra che sia stata Uma Thurman, attrice in uno dei film da lui sceneggiati, “La truffa è servita”, ad aiutarlo a uscire dall’empasse in cui Michaelides si era cacciato, con quel manoscritto al quale lavorava ormai da 15 anni e che restava lì, incompiuto. Le cronache svelano che è stata proprio la Thurman a suggerirgli che Alicia fosse una pittrice per permetterle di parlare attraverso la sua arte.

E si innesta così nella storia il dramma di Alcesti, la tragedia di Euripide scoperta e subito amata da Michaelides a scuola, a Cipro. Alcesti è l’eroina che decide di morire al posto dell’amato marito Admeto, re di Fere, il quale riceve da Apollo, cui aveva dato ospitalità, la possibilità di sfuggire alla morte decisa da Artemide per punirlo di uno sgarbo a patto che però qualcuno si sacrifichi al posto suo. E l’unica che si offre è appunto Alcesti che si dà la morte avvelenandosi. Interviene allora Eracle (l’Ercole dei latini) che lottando contro Thanatos, la Morte, la salva, ma Alcesti resterà muta. E proprio Alcesti è anche il titolo che Alicia dà al quadro dipinto dopo la morte del marito, quasi un suo ultimo messaggio al mondo, nel quale rappresenta “senza risparmiare dettagli” se stessa, “lunghe ciocche di capelli rossi che le cadono sulle spalle ossute, l’azzurro delle vene sotto la pelle diafana. Fresche cicatrici su entrambi i polsi”. E in mano un pennello da cui cola colore rosso. “Oppure si tratta di sangue?”. Il quadro che sta dipingendo però è bianco, vuoto, “come l’espressione del suo viso”. Ma “la bocca è aperta, le labbra socchiuse. Muta”.

Michaelides, che in vita sua ha anche lavorato in un Istituto di recupero di adolescenti problematici, conosce bene e altrettanto bene illustra i temi che offre al lettore, indaga in profondità la psiche dei diversi personaggi tanto da ergerli dal ruolo di semplice comparse fino a farli diventare altrettanti protagonisti, gioca abilmente con l’emozione del thrilling lungo tutte le 340 pagine del libro, sorprende, sconvolge con le venti pagine finali. E il successo del libro (uscito in 42 Paesi, al vertice delle classifiche in Gran Bretagna e negli Usa, i diritti per farne un film già venduti) allora si spiega facilmente.—

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