Andrea Binetti canta nel giardino incantato debutta al Verdi “Bastiano e Bastiana”

Oggi al Ridotto l’atto unico di Mozart. Il tenore: «Ricreiamo l’atmosfera settecentesca della prima rappresentazione»



Debutta oggi – alle 11 con replica alle 18 nella sala “Victor de Sabata” Ridotto del Teatro Verdi – “Bastiano e Bastiana”, singspiel in un atto di Wolfgang Amadeus Mozart su libretto di Friedrich Wilhelm Weiskern e Johann Andreas Schachtner da “Le devine du village” di Jean Jacques Rousseau – traduzione e versione ritmica di Andrea Binetti e Roberto Gianola – nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico” G. Verdi” con la regia, scene e costumi di Andrea Binetti e la direzione musicale di Roberto Gianola, protagonisti Gabriella Costa, secondo cast Rinako Hara (Bastiana), Federico Buttazzo/Motoharu Takei (Bastiano), Andrea Binetti (Cola). Lo spettacolo, pensato in particolare per le scuole, va in scena fino a mercoledì 29 maggio, con ventinove repliche il cui calendario è consultabile sul sito del Teatro Verdi. Opera prima scritta all’età di dodici anni dal genio di Salisburgo, tradizionalmente si vuole che sia stata commissionata dal celebre medico e ipnotizzatore Franz Anton Mesmer ed eseguita nel giardino della sua villa in Landstrasse a Vienna il 1° ottobre 1768. Proprio da questa tradizione prende spunto l’idea registica di Andrea Binetti, che ha voluto ricreare l’atmosfera settecentesca della prima rappresentazione «con il pubblico che – spiega il tenore –, passando la soglia del Ridotto, entrerà subito nell’atmosfera bucolica del giardino dove, per una sorta di magia, sentirà il trillo degli uccellini che volano e l’arrivo delle carrozze con gli ospiti».

Un sorta di spettacolo nello spettacolo...

«Sì, e subito dopo – continua Binetti – farà la conoscenza di Bastiana, che è sì una giovinetta innamorata ma anche e soprattutto una sorta di creatura, pianta, ninfa dei boschi fantastica che si risveglia dalle piante ed entra in un contesto di tristezza perché abbandonata da Bastiano che, da buon uomo maschio farfallone l’ha abbandonata per una cortigiana».

E dopo?

«Considerato che la purezza le fa onore ma, in fondo, agli uomini piacciono anche le donne un po’più smaliziate, a un certo punto io, che interpreto il mago Cola, farò la mia prima magia e la trasformerò in una farfalla che può volare di fiore in fiore. O perlomeno questo è ciò che farà credere a Bastiano per farlo ingelosire e riportarlo a sè, ma in sala, avvolta da una luce magica, apparirà davvero una farfalla che si aggirerà nel giardino incantato. Poi la seconda trasformazione avviene quando a Bastiano viene dato una sorta di elisir d’amore. Ci sarà un pentolone magico con tutto che bolle e la magia la faranno i piccoli spettatori presenti in sala, che saranno i miei assistenti maghi e verranno vestiti e istruiti allo scopo: chi getterà gli ingredienti nel calderone, chi lo girerà e chi muoverà il grande mantice per attivare il fuoco».

Da alfiere dell’operetta a promoter dell’opera, lei si ritrova in questa nuova veste?

«Mi ritrovo - risponde Binetti - perché è un passaggio assolutamente naturale. Ringrazio Dio che mi ha fatto incontrare Sandro Massimini che, 32 anni fa, mi ha introdotto nell’operetta e al Teatro Verdi di Trieste che ha fatto la storia dell’operetta nel mondo, perché nessun teatro ha mai raggiunto i livelli che avevamo noi ai tempi d’oro. L’operetta mi ha permesso di capire che, oltre a tutto ciò che leggiamo sugli spartiti, oltre a tutto quello che esprimiamo con la voce, c’è tutto un mondo di “non detto” e di “tra parentesi” che va assolutamente vissuto e il personaggio non lo si perde mai. Superare tutte le difficoltà dell’operetta, che non sono poche, permette di affrontare anche la grande lirica, ovviamente avendone la natura e la vocalità. Quindi sono davvero felice di questo nuovo ruolo, che mi fa ambasciatore del Teatro Verdi per le nuove generazioni, perché il teatro è un luogo magico dove ci si incontra, si comunica e si recuperano dei valori che computer e telefonini rischiano di soffocare».

Dopo il giovane Mozart, un ruolo di tutt’altro genere nella “Carmen” di fine stagione…

«Sono molto felice di interpretare il personaggio del Dancairo perché è un ruolo che mi è congeniale, in quanto unisce alla vocalità l’espressività e l’impegno scenico. È bello poter affrontare questo ruolo con la consapevolezza di una maturità vocale impreziosita dall’esperienza teatrale accumulata e dall’età, che consente di cantare con il cuore. Perché, con tutto il rispetto, a me non piacciono i cantanti che sono anche attori e musicisti ma gli Artisti, che mettono in pratica le loro qualità attraverso il passaggio dal cuore, perché senza cuore non si va da nessuna parte». —



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