“Il folle di Dio alla fine del mondo”, Cercas dipinge il grande affresco della Chiesa missionaria di papa Francesco

Giovanni Tomasin
Il viaggio del papa in Mongolia (foto Vatican News)
Il viaggio del papa in Mongolia (foto Vatican News)

Nel tempo la penisola iberica ha generato i santi ammirati da Cioran ma pure schiere di anticlericali. Lo scrittore Javier Cercas, una delle voci più brillanti della letteratura spagnola contemporanea, senz’altro non rientra nella prima categoria ed è anche questo a rendere tanto interessante il suo ultimo libro, “Il folle di Dio alla fine del mondo” (Guanda 2025, 464 pagine, 20 euro), il cui cardine è il papato di Francesco, la sua Chiesa e – al centro di tutto – il rapporto dei cristiani con la morte.

È il maggio del 2023 quando Cercas viene contattato dalla Libreria Editrice Vaticana e si sente proporre – fatto più unico che inusuale per uno scrittore – di seguire il pontefice nel viaggio che di lì a poco, in estate, avrebbe fatto in Mongolia. E poi di scrivere un libro «sul viaggio, sul papa, sulla Chiesa, sul Vaticano, su quello che volevo». Non senza aver tentennato, l’autore coglie l’occasione ponendo una condizione: avere anche pochi minuti di colloquio personale con il papa, così da potergli rivolgere una domanda che l’interessa per intime questioni famigliari, nonché per rovello intellettuale. Davvero i cristiani credono nella resurrezione della carne?

Iniziano così una serie di peripezie che vedranno lo scrittore, scettico e ironico, sottoporre anche dispettosamente la sua questione a intellettuali gesuiti, cardinali poeti, mongoli giusto ieri convertiti al cattolicesimo, missionari che hanno dedicato la vita al servizio del prossimo in luoghi remotissimi. L’autore, anticipiamo, resterà ateo anche alla fine del racconto, eppure nel suo incontro con esperienze così diverse non riceve le risposte che, prima di intraprendere il viaggio, si sarebbe forse aspettato dai seguaci di una superstizione vecchia di due millenni.

Il risultato è un affresco della Chiesa e delle vicende che l’hanno coinvolta dal 2013, inizio del papato di Bergoglio. La figura del pontefice affascina e sconcerta Cercas, il quale per tutto il viaggio cerca la chiave per assemblare in un solo profilo le diverse persone che compongono la biografia del papa. Il gesuita argentino austero e determinato, perfino autoritario, l’anziano papa amato dal popolo che mette la Chiesa in cammino.

La trasferta in Mongolia consente a Cercas di collocare Francesco nello scenario internazionale di quelli che oggi sappiamo essere gli anni finali del suo papato. Lo scrittore apprende nel corso del viaggio – parlandone con pensosi vaticanisti - come il pellegrinaggio verso una chiesa minuscola e giovanissima, nata dopo la fine del comunismo, rientri nel quadro più ampio della diplomazia vaticana, i rapporti con la Cina e la Russia. Ma è la realtà dietro alle cronache, che Cercas scopre sulle strade allucinate di Ulan Bator, quella che si è rivelata più feconda di implicazioni per il nostro presente: il mondo della Chiesa missionaria. Da giovane Jorge Mario Bergoglio coltivava il sogno di diventare un giorno un missionario, venendone precluso da un problema di salute. Da pontefice avrebbe poi impostato il suo lavoro per dare alla Chiesa tutta il passo della missione, la Chiesa come «ospedale da campo». Nei giorni trascorsi in Mongolia, Cercas dicorre con anziani sacerdoti italiani in missione da tutta la vita, con giovani missionarie kenyote catapultate nel cuore dell’Eurasia, che gli spiegano la fede così come si fa con un bambino refrattario a capire. Sono forse gli incontri più illuminanti tra i tanti riportati nel volume. Che il conclave abbia scelto un veterano missionario come Robert Francis Prevost per su soglio pontificio sembra confermare l’impegno di Francesco in questa direzione.

Ultima cosa ma niente affatto la meno importante, la pubblicazione del libro in Italia poco prima della morte del pontefice darà al lettore, ateo o credente, l’occasione di un umanissimo congedo da una figura che ha segnato e segna il nostro tempo. —

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