Anilda Ibrahimi vince il Rapallo-Carige
La scrittrice albanese che scrive in italiano premiata per “Il tuo nome è una promessa”

Anilda Ibrahimi con il romanzo "Il tuo nome è una promessa" (Einaudi) ha vinto la 33.a edizione del Premio letterario nazionale per la donna scrittrice "Rapallo Carige". La scrittrice albanese, che da vent'anni risiede in Italia, vive a Roma e scrive in italiano, si è imposta sulle altre due finaliste: Paola Cereda, in lizza con "Confessioni audaci di un ballerino di liscio" (Baldini & Castoldi) e Grazia Verasani, con "Lettera a Dina" (Giunti).
Nella votazione congiunta delle due giurie, tecnica e popolare, Anilda Ibrahimi ha ottenuto 21 voti; 16 sono andati a Paola Cereda; 12 a Grazia Verasani.
"Il tuo nome è una promessa" rievoca le vicende tormentate di una famiglia di ebrei in fuga dalla Berlino nazista all'Albania di re Zog, con al centro i destini di due sorelle divise dalla storia, in un quadro mosso e frantumato che comprende la Tirana del secondo dopoguerra, il clima del regime comunista e la sua caduta, per ricomporsi infine ai giorni nostri attraverso la ricerca, in un intreccio di affetti e legami mai dimenticati.
Sono stati assegnati anche i premi collaterali. Il Premio opera prima è andato a Valentina Farinaccio, nata a Campobasso, trapiantata a Roma, per il romanzo "La strada del ritorno è sempre più corta" (Mondadori).
Il Premio speciale della giuria è stato attribuito a Camilla Salvago Raggi, genovese residente nel Monferrato, per il libro di memorie "Volevo morire a vent'anni" (edizioni Lindau). La cerimonia di premiazione si è svolta a Rapallo, nella tarda serata di sabato, per la seconda volta sul lungomare, per l'occasione chiuso al traffico.
Anilda Ibrahimi ha debuttato come scrittrice nel 2008 con il romanzo “Rosso come una sposa”, salutato subito da tre premi. Dopo, sono arrivati “L’amore e gli stracci del tempo” e “Non c’è dolcezza”. Nel 2017, interrompendo un silenzio durato cinque anni, ha pubblicato “Il tuo nome è una promessa”. Un romanzo maturo, coraggioso, sofferto eppure pieno di speranza, che le ha spalancato le porte di qualche premio importante.
«Io sono una chiacchierona, mi piace molto parlare - spiega la scrittrice -. Quando scrivo, però, non amo soffermarmi troppo su quegli aspetti formali che molti scrittori considerano importanti. La mia prosa si fa scarna. Toglie invece di aggiungere. Preferisco concentrarmi sui dialoghi, fare in modo che siano quelli a sostenere il ritmo del romanzo».
In questo nuovo romanzo, come già in quelli precedenti, la Storia ha nomi di donne. Personaggi femminili che si trovano a dover affrontare le follie imposte dal Potere, e uscirne in qualche modo vive.
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