Aravena: «Idee per il bene comune»

di GIOVANNA PASTEGA
«Arrivare con gli occhi vuoti, senza pregiudizi e lasciarsi sorprendere anziché giudicare». Queste le indicazioni d'uso di Alejandro Aravena per visitare la sua Biennale Architettura, che sarà visibile al pubblico da sabato prossimo al 27 novembre. L'immagine scelta come simbolo di questa edizione, l'archeologa tedesca Maria Reiche (fotografata da Bruce Chatwin) in bilico su una scala di alluminio nel deserto peruviano mentre studia dall'alto le linee di Nazca, promette visioni inaspettate e contemporaneamente suggerisce un "expanded eye", una visione estesa oltre lo squallore narcisistico e mercenario di molte architetture contemporanee poco inclini ad ascoltare e tradurre le reali necessità di vita della gente comune, specie se povera.
Sebbene il titolo, "Reporting from the front", sembri voler fare il punto sullo stato dell'architettura contemporanea da un immaginario scenario di guerra dove il vecchio modo di progettare e costruire dominato per lo più dall'individualismo asociale, dal capitalismo senza freni, dallo sfruttamento "multinazionale" di uomini e risorse si scontra con un modo nuovo di vivere il patto sociale, di interpretare il bene comune, di gestire le risorse del territorio oltreché la relazione tra individui, in realtà questa Biennale sembra essere tutto tranne un campo di battaglia. Quella che sulla carta si è annunciata come la più "politica" delle edizioni della kermesse veneziana, in realtà ha voluto creare nei padiglioni della Biennale un territorio di pace dove far incontrare e dialogare senza pregiudizi architetti di tutto il mondo, chiedendo loro di offrire una personale visione dell'architettura in chiave di responsabilità, socialità e sostenibilità.
A due giorni dall'apertura ufficiale al pubblico l'aspettativa è grande anche per gli addetti ai lavori. Ma Aravena sembra non battere ciglio. Neppure la recente conquista del premio Pritzker, considerato il Nobel dell'architettura, ha distolto il giovane architetto cileno, considerato una sorta di anti-archistar, dalla costruzione degli “stati generali” dell'architettura sociale e sostenibile.
“Reporting from the front” formerà un percorso espositivo unico dal Padiglione Centrale ai Giardini fino all'Aresenale, includendo 88 partecipanti, di cui 33 under 40, provenienti da 37 paesi. Una Biennale dunque giovanissima che procede per visioni e progettazioni realizzate o pensate per affrontare problemi concreti - inquinamento, sovraffollamento, immigrazione, povertà, miglioramento delle condizioni di vita etc. - e offrire le migliori soluzioni.
«L'architettura oggi più che mai - spiega Aravena - non può più permettersi di dare risposte inutili a domande sbagliate. In questa Biennale abbiamo chiamato architetti creativi e innovativi da tutto il mondo per dare risposte concrete a domande il più possibile corrette, individuando a monte i temi fondamentali con cui i loro progetti avrebbero dovuto misurarsi. Alcuni di questi architetti già li conoscevamo, altri si sono proposti spontaneamente. Non abbiamo scelto in base alla notorietà, né abbiamo prefissato alcuna quota geografica, generazionale o di genere: abbiamo cercato soltanto la qualità».
Risultato? Una Biennale entusiasmante dal punto di vista della prospettiva ideale, ottimista sul futuro ma al contempo pragmatica negli exempla offerti. «Ci auguriamo - sottolinea il presidente Paolo Baratta - che questa Biennale "politica" nel senso più ampio del termine venga visitata soprattutto dai sindaci, dagli amministratori, da chi ha voce in capitolo sulle scelte future per i nostri territori. Per vincere una guerra bisogna sapere che le singole battaglie possono essere sostenute e vinte. Questa Biennale vuole offrire una visione aperta verso il futuro che dobbiamo percorrere con un rinnovato senso del bene comune e con la consapevolezza che l'architettura, la più politica delle arti, deve ritornare a dare risposte concrete alla società civile».
Tra i molti i progetti speciali, quello dedicato alla rigenerazione urbana dei porti industriali (Marghera in primis), quello sulle arti applicate e infine quello sui rapporti tra spazi pubblici e privati.
A luglio poi la Biennale sarà teatro della conferenza annuale della London School of Economics and Political Science, quest'anno dedicata ai conflitti urbani. Sabato invece in apertura della kermesse verrà consegnato il Leone d'oro alla carriera all'architetto brasiliano Paulo Mendes da Rocha, scelto dal Aravena per il spirito anticonformista e provocatore.
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