Arlecchino, servitore che non stanca mai

Arriva sul palcoscenico del Politeama Rossetti da stasera a domenica, il più classico e amato dei testi teatrali goldoniani, "Arlecchino, il servitore di due padroni": amore, sorprese, colpi di scena, lazzi e tanto divertimento, in una macchina scenica perfetta.
Ne offre una nuova, fantasiosa edizione il regista Giorgio Sangati per il Teatro Stabile del Veneto, a capo di una compagnia che unisce attori giovani ad altri di consolidata esperienza, tutti ugualmente precisi e pieni di energie a partire dell'incredibile Arlecchino di Marco Zoppello che la stampa ha molto ammirato: “Barba e una folta chioma rossa, energico e vitale, per nulla sciocco, tantomeno ingenuo, anzi ben convinto della sua intelligenza, rivendicata orgogliosamente a fine spettacolo, come se fossero le complesse trame amorose dei suoi due padroni ad annodare reti ingarbugliate nelle quali bisogna poi abilmente districarsi, cosa che lui, del resto, riesce a fare benissimo” (Audino - Il Sole 24 ore).
"Il Servitore di due padroni" fu scritta nel 1746 su invito di Antonio Sacchi, importante capocomico e famoso Truffaldino e testimonia il rivoluzionario lavoro di Goldoni per dare dignità e rigore al lavoro drammaturgico: un impegno fondamentale per la nascita del teatro moderno. Nella prima versione le parti serie avevano una stesura completa, quelle comiche, affidate alle maschere, erano invece appena accennate: stava poi agli attori improvvisare, creando virtuosismi, lazzi, momenti esilaranti. Accadeva però che - in mano ad artisti meno seri del Sacchi - tali parti debordassero, spesso a scapito dello sviluppo della pièce. Ecco i motivi che spinsero Goldoni a stenderla poi per intero, riportando nell'edizione completa delle sue opere del 1753 lazzi esilaranti ma misurati e di buon gusto (il lazzo della lettera, e soprattutto l'acrobatico momento del pranzo da servire a due padroni contemporaneamente offrono all'attore che dà vita ad Arlecchino, immense prove di bravura e al pubblico momenti straordinari).
Fin dall'esordio "Il Servitore di due padroni" ebbe molto successo e produsse edizioni importanti, come quella al Teatro di Weimar (alla traduzione del testo provvide Goethe) e quella, splendida, di Giorgio Strehler per il Piccolo di Milano, una pietra miliare nella storia del teatro italiano.
Ma i bei testi, continuano a vivere e donare ispirazioni, ed ecco che "Il Servitore di due padroni" ritorna ora in una nuova messinscena, del regista Giorgio Sangati «Travestimenti e riconoscimenti, servitori e padroni, padri e figli, morti e risorti, duelli e passioni, gioie e pianti: nello spettacolo tutto è doppio, come Arlecchino che, a sua volta, si sdoppia (anzi si triplica) nell'impresa impossibile di servire due padroni e forse anche se stesso».
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