Baldini, violino da Trieste al Brasile «Qui sono il mio ideale di artista»

Un curriculum che annovera importanti specializzazioni al Conservatorio Superiore di Ginevra e al Mozarteum di Salisburgo nonchè l’affermazione in diversi prestigiosi concorsi internazionali come il Forum Junger Kunstler a Vienna, il ‘Prix de virtuosità’ a Ginevra e il Lipizer di Gorizia gli aprono le porte del Teatro Verdi di Trieste dove, per diversi anni, ricopre il ruolo di primo violino in orchestra. Avrebbe potuto considerarsi professionalmente arrivato Emmanuele Baldini ma lui, per sua ammissione spirito inquieto e creativo, decide di rimettersi in gioco e si trasferisce all’altro capo del mondo, in quella “Terra Brasilis” che lo accoglie offrendogli il ruolo di spalla della São Paulo Symphony Orchestra, praticamente la più importante orchestra sinfonica di tutta l’America Latina.
È una scelta che si rivela azzeccata e il bilancio di questi primi sedici anni sudamericani è più che positivo perchè «la carriera procede molto bene – spiega il musicista triestino – e sto riuscendo ad avvicinarmi al mio ideale di artista, che è quello di un ‘wanderer’ che riesce ad avere davanti a sé orizzonti ampi. Suono da solista, dirigo molto, aiuto i giovani, creo e concretizzo progetti, faccio musica da camera e, da cinque anni, ho il mio programma radiofonico settimanale su interpretazioni a confronto. Posso dire di essere felice e realizzato, ma mai appagato perché il mio carattere mi porta a una continua ricerca».
Dalla sua esperienza, quale ruolo riveste la musica classica per la cultura di questo paese?
«Il Brasile è uno stato formato da molteplici paesi con situazioni socio-economiche molto diverse tra di loro e la musica e la cultura rispecchiano questo stato di cose. São Paulo ha 5 orchestre fisse e altrettante compagini che lavorano a progetto, i concerti registrano spesso il sold-out e l’interesse del pubblico è molto vivo, soprattutto quando si offre un prodotto di qualità. Invece in altre grandi città, come Fortaleza, non c’è neppure un’orchestra professionale e dispiace che una delle più belle città del mondo come Rio de Janeiro sia in preda a una crisi di corruzione politica e sociale senza precedenti, che ha portato a una drastica riduzione dell’offerta culturale».
Quali le caratteristiche musicali che apprezza di più?
«Le sue molteplici sfaccettature. C’è la musica di stampo europeo, soprattutto nelle città storicamente più ricche, ci sono enormi influenze africane come nel samba, la cultura indigena conserva gioielli preziosissimi, poi c’è la cultura del ‘sertão’ che è la regione arida del nord-est e ancora l’influenza dei popoli andini. Insomma un universo straordinario che sta sfociando in una produzione di musica contemporanea estremamente preziosa».
Il Brasile per lei rappresenta una tappa o un punto d’arrivo?
«Ho nostalgia della mia città, dei luoghi, dell’aria di Trieste oltre che della famiglia e degli amici ma non mi vedo lontano da questa terra che ho imparato ad amare profondamente e nella quale c’è tanto da fare. Sono talmente coinvolto nel tessuto culturale e artistico di questo Paese che sento di avere - anche per il ruolo importante che ricopro – una responsabilità molto grande per far crescere la musica tra i giovani e in regioni meno fortunate. Questa responsabilità si somma anche a un senso di gratitudine, per il quale mi sento di dover restituire al Brasile ciò che il Brasile mi ha dato in questi anni».
Ha preso qualche abitudine brasileira nel tempo libero?
«Oggi, quando ho qualche pausa, adoro conoscere spiagge nuove insieme a mia moglie, mia figlia e i nostri due cani. Vedere il mare mi ricarica e da São Paulo in macchina, in due ore si può arrivare in luoghi davvero magici».
Quali i prossimi impegni?
«Quest’anno è prevista l’uscita di 3 cd (di cui 2 per la Naxos), il primo con le sonate di Villa-Lobos, il secondo con quelle di Wolf-Ferrari insieme al pianista triestino Luca Delle Donne e il terzo con 24 capricci latino-americani per violino solo. Poi diversi progetti di registrazione, di concerti da dirigere e in cui suonare, molte idee per i giovani e, su tutto, sempre tanto studio per cercare di essere ogni giorno migliore». —
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