Brachetti, trasformista come me ce n’è uno “Solo”

Come si può essere da soli sul palco e sostenere sessanta personaggi, da Peter Pan a Beyoncé, da Pavarotti a Batman? Si può eccome, se lo spettacolo ha per protagonista Arturo Brachetti, domani, alle 20.45, al teatro Verdi di Gorizia.
Brachetti, il suo nuovo show ha per titolo “Solo”. Può raccontarlo?
«Ha debuttato a Parigi, a ottobre e novembre. Raccoglie il meglio della mia produzione. L’80% dei pezzi che faccio è nuovo ma ci sono anche alcuni classici: le ombre cinesi e il numero del cappello. Di nuovi ci sono altri numeri, specie di trasformazione. Lo spettacolo si svolge attorno a una casetta in miniatura. Aprendo ogni stanza posso accedere a un tema per fare il pezzo conseguente: per esempio, apro la stanza dei bambini e faccio un pezzo sulle favole, apro il soggiorno e faccio un pezzo sulla tv. I disegni sulla sabbia e la lotta di luci laser, sono pezzi inediti.
Sulla scena quali sogni vorrebbe ancora realizzare?
«Una commedia in cui non si ride e in cui ho un’unica faccia. Ma nessuno mi chiede di farla. Sarebbe una commedia tosta, di teatro contemporaneo, che parla di temi scottanti senza magie, trasformazioni. Anche se, forse, mi annoierei dopo due settimane. È uno sfizio che vorrò togliermi».
Perché i trasformisti latitano?
«A Parigi, nel ’78 - ora ho 61 anni - a far l’audizione mi hanno preso subito perché ero l’unico dai tempi di Fregoli (che aveva smesso nel ’22). Ora vedo in tv che molti fanno cose che facevo dieci anni fa: ma copiano l’hardware, non il software. Dopo cinque minuti non hanno nulla da raccontare. Io propongo lo psicodramma vero di un Peter Pan che non vuol invecchiare: porto in scena le mie sfighe, nel bene e nel male. Ma il mio spettacolo ha anche riferimenti culturali: arte, musica, letteratura. Non vorrei dirlo, ma come me ne nasce uno ogni tanto».
Quanto alla paura di invecchiare?
«Mi sento di combatterla in tutte le maniere, come prima cosa mentendo, tant’è vero che per anni ho cambiato la mia data di nascita su Wikipedia fin quando mi hanno segnalato. E poi, non frequento i miei coetanei che mi parlano solo di prostata, di mogli scappate e figli falliti: vado in discoteca, a teatro, al cinema, mi interesso enormemente alla vita; e poi faccio palestra. Il tempo si può ingannare, dilatare. La mia è un’adolescenza prolungata ma non mi dispiace per niente. A casa mia, a Torino, ho passaggi segreti, librerie che girano, specchi che parlano: insomma, è un parco giochi».
I suoi spettacoli, però, richiedono un certo impegno fisico…
«Faccio spettacoli più faticosi ora che vent’anni fa e quando vivo lo stato adrenalinico ho ancora molta energia, fin troppa. Specialmente quando faccio due spettacoli al giorno ho difficoltà a dormire proprio per la troppa adrenalina. Ma il mio vero segreto sono i geni di mia madre».
Come si trova col pubblico in regione?
«A Trieste, ad esempio, mi trovo molto bene. Ho avuto la fortuna di frequentare a lungo il Rossetti. Da un po’ vogliono fare stagioni più serie e non ci vengo. Saranno scelte culturali… Ma tutto il pubblico “nordico”, apparentemente freddo, è il più divertito».
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