Bunna e Madaski, le due anime di Africa Unite

Venerdì, al Miela, il cantante e il tastierista del gruppo (ora in pausa) portano una selezione di brani dei loro sedici dischi

«Non è un concerto degli Africa Unite», precisa subito Bunna, fondatore, cantante e chitarrista della reggae band torinese che sarà con l’altro membro storico, il tastierista Madaski, venerdì alle 22 sul palco del Miela con un assetto che chiamano Africa Unite System of a Sound. «Portiamo le due anime degli Africa – spiega il frontman – la mia, legata alle tradizioni e quella di Madaski più futuribile, volta all’elettronica. Quasi un “riassunto”, un live set che non è un concerto vero e proprio ma comunque c’è una parte in cui canto e Madaski fa il dub in tempo reale. Il repertorio è vario, peschiamo tra i brani dei 16 dischi che abbiamo realizzato in tutti questi anni, abbiamo scelto quelli che ci sembravano più adatti a questa versione a due».

Al Miela, la serata di reggae, roots, dub, elettronica prevede anche le selezioni (prima e dopo il set degli Africa) di Cannibal Se/Lecter, Dubkali aka Maxkali, D-Vibe mc e i video di Faaab. E alle 19 ci sarà un dj set di riscaldamento a tema “rosso, verde, giallo” a cura di Kwalaman (Overjam Festival) alla Stazione Rogers.

«Il Friuli Venezia Giulia ha dato e continua a dare molto al genere – continua Bunna – come il Piemonte offre tanto musicalmente, ci sono proposte valide e ogni volta torniamo con piacere tra amici e gente che ci ha sempre ben accolto, Trieste è una città bellissima. Al concerto per la Barcolana avevamo anche registrato un video che ha fatto la nostra storia: è finito sul disco dal vivo “Un’altra ora” del 2004, un documento ben fatto che ci ricorda un’esperienza stupenda». Al momento il tour con la band al completo è in pausa e i due Africa girano l’Italia anche con un’altra proposta: «Uno spettacolo in teatro con un progetto che si chiama Offline che ripropone brani degli Africa in chiave classica, con il quintetto d’archi Architorti e un corpo di danza contemporanea, con tanti contributi video. Tematicamente tratta il rapporto moderno – a volte malato – col web e i social network, una continuazione del nostro brano “L’esercito con gli occhiali a specchio”: una spinta a vivere le situazioni reali più che quelle virtuali».

Insieme dagli anni Ottanta, Bunna e Madaski sembrano una coppia indivisibile: «Ci conosciamo ancor da prima. Tutto nasce da un’amicizia che è sempre rimasta. Ci sono le discussioni, posizioni diverse ma per fortuna siamo sempre riusciti a trovare un equilibrio dal punto di vista musicale, nonostante abbiamo attitudini e ascolti diversi. Abbiamo trovato un suono caratteristico. Il nostro sodalizio si è mantenuto integro, perché ci divertiamo a fare quello che facciamo: forse il segreto è questo». 37 anni di carriera all’insegna di un reggae dal sapore tutto italiano: «Abbiamo cercato di renderlo un genere nostro, con un suono riconoscibile. Non siamo giamaicani, non viviamo in un ghetto di Kingston quindi ci sembrava forzato quel tipo di approccio, parliamo di cose che viviamo ogni giorno, per essere credibili e coerenti. Il reggae è la musica che ci piace ma culturalmente è molto lontana da noi, abbiamo cercato di portarla il più possibile vicino a quello che siamo e alla nostra realtà e cultura. Ci siamo dedicati a un pubblico italiano, usando la nostra lingua perché pensiamo sia importante che la gente capisca quello che vogliamo dire e le posizioni che prendiamo, cerchiamo di dare spunti di riflessione».

L’ultimo album “Il punto di partenza” è del 2015, sul prossimo capitolo Bunna anticipa: «Abbiamo in mente un disco particolare, di canzoni meno rock ma più classiche dal punto di vista degli arrangiamenti, ci sta affascinando l’idea di fare qualcosa di trasversale, fuori dagli schemi. Chi ci conosce sa che ogni disco è un episodio a sé stante, ci piace sconfinare, esplorare altri mondi musicali».

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