Cagliostro fantasma tra due mondi in una Trieste notturna e inquieta

Ieri su Rai Due al via “La Porta Rossa” con Lino Guanciale e Gabriella Pession nella seconda stagione l’indagine si complica nel segno del romanzo giallo



“La fine non esiste”. Con queste parole si chiudeva “La Porta Rossa”, grande successo di Rai Due della passata stagione. Le parole del protagonista Leonardo Cagliostro, pronunciate nell’ultima puntata, annunciavano già un sequel, che oggi è realtà.

Ieri sera sono andate in onda le prime due puntate della seconda stagione, nonostante tutto sembrasse risolto, e in un attimo il puzzle è parso nuovamente inestricabile. Ci mette poco “La Porta Rossa 2” a premere il pedale sull’acceleratore e a far restare Cagliostro tra i vivi. Quando giunge il momento di lasciare questa terra, il commissario si trova di fronte all’inaspettato. Jonas (Andrea Bosca), il mentore incontrato nella dimensione spirituale si risveglia dal coma, sua moglie Anna dà alla luce sua figlia, un’indagine che coinvolge Vanessa nasconde un grande mistero, la responsabilità della sua morte ricade sulla stessa Anna… Tanta carne al fuoco, di cui possono godere anche coloro che non hanno visto la prima stagione, messa in scena attraverso un ritmo sincopato e un moltiplicarsi di colpi di scena. Non lascia tregua l’impostazione del secondo capitolo della serie, ambientata ancora una volta in una Trieste notturna e battuta da dirompenti temporali, inquadrata spesso dal Carso al mare.

Sono bravi Carlo Lucarelli e Gianpiero Rigosi, gli ideatori della storia, a riproporre il modello della prima stagione, mantenendone i punti di forza e complicando l’indagine. La fine, in effetti, non esiste: fino a che c’è una domanda in sospeso, un desiderio, un mistero, c’è una storia da raccontare. E, qui, di quesiti e misteri c’è ne sono davvero tanti, confezionati nello stile del romanzo giallo e sostenuti da personaggi tutti in grado di creare empatia (nel cast entra anche Fortunato Cerlino che interpreta il nuovo vice questore).

Merito anche degli attori, Lino Guanciale in testa. Il suo Cagliostro possiede l’acume del detective e una sostanza tragica di cui è difficile non innamorarsi. L’attore è ancora una volta credibile mentre si muove sospeso tra due mondi, sostiene senza fatica il peso del soprannaturale, sfiorando con grande umanità i vivi. È un fantasma sofferente e protettivo, e in questa seconda stagione i suoi sentimenti, siano rabbia o paura, sono ancora più in grado di avere sorprendenti effetti sulla realtà.

Erano e sono un punto di forza di questa fiction i suoi personaggi. Umani, umanissimi. Rotti, imperfetti. Continuano a essere trainanti i temi, riconoscibili perché intimi e quotidiani. Tra essi, l’importanza dei legami, come quello tra il commissario e la moglie Anna, una sempre intensa Gabriella Pession. E se nella prima stagione, tema tra i temi, spiccava l’elaborazione del lutto, in questa seconda i riflettori sono puntati sulla capacità di lasciar andare le persone che amiamo. Ma anche sulla maternità, intesa come esperienza complessa e affrontata senza il consueto romanticismo.

L’alchimia tra Lino Guanciale e Gabriella Pession è ancora una volta un’evidenza. Ma, l’attore è bravo a creare legami credibili con tutti i personaggi che incrocia nel corso della storia, come quello con la brava Valentina Romani, Vanessa nella finzione, ponte ideale con la realtà. È attore maturo e intenso Guanciale, sorretto da interpreti convincenti.

Saranno sei le prime serate che Rai Due dedicherà alla fiction più innovativa che abbia mai calcato il canale. Stando ai primi due episodi, saranno sei serate all’insegna del brivido, della curiosità, dei sentimenti e dell’emozione. E, se è vero che la fine non esiste, sappiano i telespettatori che la terza stagione è già nell’aria. —



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