Carrozzeria Orfeo e l’umanità degradata che lotta per l’acqua in Cous Cous Klan

Reduci dai successi – confermati anche sul palcoscenico del Rossetti – di “Thanks for vaselina” e di “Animali da bar” ritornano in scena gli artisti di Carrozzeria Orfeo, un gruppo che coniuga talenti e crea i propri lavori dall’ideazione all’interpretazione. L’appuntamento è questa volta con “Cous Cous Klan”, che andrà in scena al Rossetti oggi e domani, alle 20.30.
Gli artisti di Carrozzeria Orfeo hanno affinato uno stile drammaturgico efficace che – come dicono loro stessi – «fotografa senza fronzoli un’umanità socialmente instabile, carica di nevrosi e debolezze, attraverso un occhio sempre lucido, divertito e, soprattutto, innamorato dei personaggi che racconta». Una formula vincente, una tessitura di dialoghi che intrecciano basso e alto, volgarità e commozione, battute esilaranti e stoccate dolorose, dove però nulla è mai fine a se stesso…
C’è poi una capacità di dar vita a personaggi che se da un lato possiedono tratti forti, dall’altro conservano una verità profonda che tocca la sensibilità del pubblico. E ci sono l’istinto e la preparazione d’interpretare queste figure, con misura e simpatia, senza macchiettismi.
La regia è firmata a più mani – dal drammaturgo Gabriele Di Luca assieme a Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi – e offre a ogni spettacolo momenti di poesia e altri di tesa denuncia.
“Cous cous Klan” è ambientato in un prossimo futuro, dove l’acqua da anni è un bene privatizzato, precluso alla gente normale. Ciò ha enfatizzato a dismisura il divario fra ricchi e poveri: per i primi ci sono città recintate e lussuose, sorvegliate da telecamere di sicurezza, per i secondi invece, non resta che la lotta per la sopravvivenza, scandita dalla ricerca quotidiana di cibo e acqua.
A Carrozzeria Orfeo interessa quest’ultimo contesto: si guarda allora in un parcheggio degradato dove – diviso in due sgangherate roulotte – ha la sua routine una piccola comunità di senzatetto. Ci sono tre fratelli: Caio, ex prete nichilista e depresso, Achille, sordomuto e irrequieto, e Olga, la sorella maggiore, obesa e con un occhio solo. Il fidanzato di lei vive nella seconda catapecchia e si chiama Mezzaluna: è un musulmano da tempo immigrato in Italia, che traffica di giorno con certi rifiuti pericolosi e di notte come ambulante. Al gruppo si aggiungono presto due nuovi elementi, il cui primo effetto è sicuramente quello di scuotere il già labile equilibrio del gruppo. Aldo è stato un borghese benestante, educato, elegante e maturo e in seguito a un problema familiare si ritrova a vivere all’addiaccio; dopo di lui arriva Nina che sulla comunità percorsa di conflitti razziali e interpersonali scaglierà tutta la sua energia giovanile. Una scossa non priva di conseguenze, ma capace anche di spingere il gruppo verso il riscatto. —
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