“Cats” torna a Trieste: il musical icona degli anni Ottanta incanta il pubblico del Rossetti
Tutto esaurito il 3 dicembre allo Stabile regionale per la prima dello spettacolo che arriva in città nell’allestimento originale, con qualche adattamento allo spirito contemporaneo. Repliche fino al 7 di dicembre

Basta entrare in sala e trovarsi di fronte alla discarica più famosa del mondo per sentirsi un po’ dentro una favola. “Cats” è tornato, da mercoledì sera, al Rossetti e il pubblico ha dimostrato di averlo atteso riempiendo la sala in ogni ordine di posti. Orchestra rigorosamente dal vivo, allestimento originale inglese: il capolavoro indiscusso di Andrew Lloyd Webber che si basa sul libro di poesie “Old Possum’s Book of practical Cats” di Thomas Stearn Eliot è finalmente in città. A rendere felini i performer umani ci ha pensato la regia di Trevor Nunn che è rimasta ancora oggi un punto fermo nel mondo del musical.
Passano però gli anni, e da quel 1981 che ne segnò il debutto a Londra (dove sarebbe rimasto in scena per 21 anni), per approdare a Broadway un anno dopo (per 18 anni di repliche), lo spettacolo ancora oggi è uno dei più longevi della storia del teatro musicale contemporaneo.
L’allestimento approdato a Trieste, dove resterà in scena fino a domenica 7 dicembre con tante repliche fuori abbonamento per accontentare tutti i numerosissimi spettatori, è quindi quello originale a cui sono stati apportati alcuni “adeguamenti” all’epoca moderna.
Si parla di piccoli dettagli che aumentano la spettacolarità - incredibile a dirsi ma possibile - dello show e che saltano principalmente all’occhio di coloro che con lo spettacolo hanno familiarità, come il costume di Grizabella che non ha più un lungo cappotto maculato ma è ora su tonalità più fredde e più sfrangiato, la sua parrucca non è più con una “permanente un pò scesa” tipica degli anni ‘80 ma con una pettinatura più contemporanea.
Lucy May Barker, che interpreta questo ruolo con grande potenza vocale, interpreta quindi bene il fattore “glamour” della gatta ormai anziana permettendo anche alle nuove generazioni di capirlo visivamente. Va detto che nessuno ha toccato gli iconici trucchi brevettati per questo spettacolo che sono e rimangono spettacolari, e con questo allestimento che prevede parecchie “incursioni” dei gatti in platea si possono ammirare in tutta la loro perfezione.
Giovane, ma con una voce molto elegante nelle sfumature del basso, Michael Robert -Lowe è un Old Deuteronomy efficace e sicuramente più dinamico rispetto ad alcuni suoi predecessori. Russel Dickson regala un tono molto elegante al suo Munkustrap, che eccelle in canto e danza. Strappano sempre applausi MungoJerrie e Rumpleteazer, Marcus May e Lauren Brownwyn-Wood che entusiasmano il pubblico con le loro performance. Leggermente rivisitato il numero di Skimbleshanks, il gatto ferroviere, interpretato dal solidissimo Gavin Eden, e sono stati un po’ rimodernati anche i topolini e i “Pollicle” -i poor little dogs- narrati da Gus, ovvero Asparagus, il gatto del teatro, affidato al poliedrico Nathan Taylor che si trasforma anche nel gatto gourmet e nel Rumpus Cat.
Ancora una volta a tutti viene spiegato che cosa sono i Jellicle Cats e come siano tutti dotati di un nome che non rivelano agli umani che affidano loro dei nomi più ordinari, ci si emoziona con “Memory”, che da questo spettacolo ha saputo raggiungere le più grandi voci femminili che amano cantarla nelle loro performance, e poi arriva l’ammonimento: bisogna approcciarsi ai gatti seguendo delle regole e ricordandosi sempre che non sono dei cani.
Un discorso a parte va fatto per il Rum Tum Tugger. Idolo indiscusso delle gattine che vanno in visibilio non appena entra in scena, gatto scostante e sicuro di sé, capace di chiedere pesce e poi volere carne, come molti felini reali, questo gatto infallibilmente colpisce il pubblico che lo saluta con grandi ovazioni ed è stato così anche alla prima di mercoledì sera.
Va detto però che Jack Danson, il suo interprete, è un chiaro esempio di quelli che sono una nuova generazione di artisti che stanno imponendosi anche in west end: tecnicamente preparatissimo ha una voce particolare, molto meno rock graffiante, come solitamente avevano gli artisti che interpretano questo ruolo, togliendo quindi un po’ di quella esagerata dose di carisma che contraddistingue questo gatto. Dettagli, che nulla tolgono a una performance in cui tutti, dall’orchestra che ha proposto degli arrangiamenti non scontati, agli artisti, hanno dato vita a un’altra serata memorabile per la città.
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