Ciavarro porta il cinema nel suo rifugio a Lampedusa

LAMPEDUSA. Cinquemila abitanti, un'attenzione mediatica che supera i confini dell'Italia, la voglia di “normalità” e di un’estate piena di turismo. Massimo Ciavarro, che qui vive tanti mesi l’anno, ama ricambiato (è diventato cittadino onorario) Lampedusa. «Fino a 15 anni fa c’era una sala cinematografica, ora c’è un bar, così a Lampedusa il cinema non c’è se non quello che arriva dalla tv», racconta l'attore. E il sogno di portare un po’ di cinema sull’isola si rinnova in questi giorni quasi per miracolo per il sesto anno. Tutti in fila i film della stagione, dal “Capitale umano” di Virzì a “Tutta colpa di Freud” di Genovese dal 3 al 9 agosto per “Vento del nord”, «una manifestazione di puro volontariato per amore dei lampedusani».
L'arena estiva di piazza Castello si riempie in queste sere, con il film di Checco Zalone ma anche con “La nave dolce” di Daniele Vicari, o con il documentario di Costanza Quadriglio con la collaborazione di Erri De Luca, “Lampedusani”, prima produzione di Paolo Ruffini a Tv2000, un film con i racconti dell'accoglienza dei migranti, viaggio tra il dolore e la speranza. Con la direzione di Laura Delli Colli e Giovanni Spagnoletti, “Vento del nord” porta oltre al cinema italiano di successo anche i documentari sulla migrazione e l'integrazione nelle sezioni Lampedusa Doc e Orizzonti mediterranei.
Il motore è Ciavarro, classe '57, popolarissimo ancora oggi, con un'anima divisa in due: l'Isola dei famosi, Pechino Express, le 40 ospitate di quest'anno alla “Vita in diretta” da una parte e la solitudine del mare, la pesca al tonno, alla ricciola, alla cernia, la vita sociale ridotta all'osso nei cinque capodanni di fila passati a Lampedusa «dove è capitato di stare rinchiuso per l'alluvione o di fare un bagno meraviglioso all'isola dei Conigli».
Il Ciavarro dei fotoromanzi, di “Sapore di mare”, ma anche quello di Lampedusa. «La genetica deve entrarci qualcosa», dice raccontando di sua madre originaria di Ustica. «L'isola è una dimensione che ami o odi, io l'ho sempre amata. Prima era Ponza, poi Ventotene, poi l'Isola del Giglio, poi arrivò il periodo greco, quasi tutte le isole Cicladi una ad una, poi nel 2004 la svolta. Venni a Lampedusa per caso a Pasqua da solo inseguendo la mia voglia di solitudine e non me ne sono più andato».
«Prima i colori, il rosa, il bianco, il turchese dell'origano che fiorisce e del mare della spiaggia dei Conigli. Poi l'incontro con le persone di qui, una dimensione umana vera, autentica, senza filtri, onesta, gente con cui ho stabilito in questi 10 anni rapporti sinceri...».
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