Coco Chanel a Ca’ Pesaro i Cadorin a Palazzo Fortuny e un omaggio a Ippolito Caffi

di Giovanna Pastega
Nessun programma 2016 è stato presentato dalla Fondazione Musei Civici di Venezia nonostante sia già primavera inoltrata. Il rinnovo del Cda voluto dal sindaco Brugnaro sembra aver rallentato il "gigante" museale (14 sedi) guidato da 5 anni dalla super direttrice Gabriella Belli. La neo-presidente della Fondazione, Maria Cristina Gribaudi, a quattro mesi dalla sua nomina però rassicura: «Dovevamo conoscere a fondo la macchina museale, per questo ci siamo presi un po’ di tempo. D'ora in poi non ci saranno più ritardi. Vengo dal mondo dell'impresa, mi piace andare veloce. A breve presenteremo il programma». Incalzata sul futuro del Muve si lascia andare a qualche anticipazione: «Il mio intervento sarà soprattutto sul modello di business perché questa fondazione possa autofinanziarsi. Per aumentare la bigliettazione e i flussi punteremo sulle famiglie e sui giovani. Oltre a un restyling della sicurezza e all'abbattimento di ogni barriera architettonica, da maggio sperimenteremo il primo museo completamente wi-fi. Apriremo anche uno spazio di co-working, dove si potranno attuare incontri e condivisioni di lavoro. Fondamentale sarà poi il merchandising. Più di tutto però voglio puntare sulle donne: a maggio presenteremo il progetto "Venezia è la città delle donne" articolato in una serie fittissima d'iniziative culturali, quasi una sorta di stati generali al femminile. Altro punto fondamentale sarà la catalogazione digitale di tutto il patrimonio della Fondazione, 700.000 opere, che cercheremo anche di portare nei musei del territorio. Infine ci stiamo muovendo per trovare nuove idee che possano rivoluzionare la gestione informatica dei musei, per sapere in tempo reale tutto sui nostri visitatori. Altra novità - conclude - è la creazione negli edifici della Pescheria, da poco acquisiti, del primo museo digitale che racconterà la storia di Venezia».
Sui timori per una possibile "chiusura" provinciale del Muve generati da una boutade di Brugnaro sulla vendita della Giuditta II di Klimt in quanto non appartenente alla tradizione veneta, la Gribaudi ci tiene a sottolineare la propria autonomia di pensiero: «Io un quadro così non lo venderei mai».
Ma al di là dei progetti, quale sarà di fatto il programma del Muve per quel che resta del 2016? A Palazzo Ducale a giugno aprirà la mostra per il cinquecentenario del Ghetto con la ricostruzione storica e sociale della vita degli ebrei a Venezia, mentre a fine anno sarà la volta di Jeronimus Bosch con una mostra sull'influenza della sua pittura nel Mediterraneo. A settembre a Ca' Pesaro saranno di scena la vita e la figura straordinaria di Coco Chanel in un'esposizione che indagherà a fondo i suoi molteplici rapporti con la città di Venezia. Oltre alle celebrazioni belliniane, il Muve dedicherà una grande monografica ad Ippolito Caffi, vedutista e viaggiatore, di cui la Fondazione possiede ben 156 dipinti. Altro focus di grande rilievo sarà quello su Lino Selvatico, raffinato ritrattista della Belle Epoque. Da non perdere al Museo Fortuny la mostra sui Cadorin, geniale famiglia di artisti veneziani. «Grandi progetti - sottolinea Gabriella Belli - anche per il 2017 con la prima mostra dedicata alla riscoperta del Medioevo veneziano, mentre per il 2018 stiamo già lavorando con la National Gallery di Washinton a quella su Tintoretto».
È già partita invece la programmazione della Fondazione Pinault: Palazzo Grassi fino al 6 novembre ospita una bellissima mostra dedicata a Sigmar Polke, uno degli artisti tedeschi più singolari ed eclettici del '900. Pittore e fotografo, Polke ha sperimentato una vastità di stili, tematiche e materiali davvero impressionante che lo hanno portato dalla pittura ad olio ed acrilico alle installazioni con legno e patate, dal docu-film alle fotocopie deformate, dalle foto colorate alle diapositive seriali, dalla pittura astratta alla percezione dei temi storici. Artista onnivoro, noto per le sue collezioni di libri e ritagli di giornali, Polke traduce il suo eccezionale eclettismo iconografico realizzando con ironia un universo parallelo in cui mito e quotidiano, favola e storia, fumetto e realtà diventano strumenti affilati di un'indagine in continua evoluzione. In contemporanea alla Punta della Dogana la mostra "Accrochage" offre 70 opere della collezione Pinault mai esposte prima.
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