Com’è bello perdersi nel Carso rurale FOTO

TRIESTE. Tra il Carso italiano e quello sloveno si snodano e incrociano innumerevoli sentieri, antiche vie un tempo percorse dai paesani per raggiungere i campi, i pascoli e, ovviamente, i paesi vicini. È un divertimento "perdersi" tra i clanz/klanc - termine sloveno comunemente usato anche dai "carsolini" di lingua italiana, riferendosi a quei sentieri antichi, immersi tra le frasche del Carso ormai verdissimo.
Molte di quelle stradine, le più ampie e pulite, fan parte di itinerari perfetti per chi vuole scoprire il territorio a piedi o in bicicletta: come il Gemina, "percorsi nel Carso rurale", che recupera uno sguardo antico mostrando, a chi lo percorre, il Carso più autentico. La prima sorpresa è quella di rendersi conto quanto il Carso sia "immenso", perché attraversato da talmente tanti sentieri da non esaurire mai - o quasi - il gusto di scoprirlo! Noi oggi ve ne proponiamo uno, che vista la stagione, abbiamo voluto chiamare Sentiero Verde: una pedalata tra saliscendi immersi in una vegetazione dal colore perfetto per rilassare occhi, mente e spirito!
La partenza, questa volta la proponiamo da Samatorza: dove un tempo c'era l'osteria di Grassia/Kresija, sulla Provinciale 6 di Comeno, oggi resta un edificio abbandonato e uno slargo dove poter lasciare la macchina. Da qui, si imbocca uno sterrato che, lambendo Monte Scozza, porta alla bellissima Grotta Azzurra, un delle più conosciute del Carso triestino (il nome non trova fondamento in una particolare colorazione, ma nel fatto che dal fondo della sala si scorge un lembo di cielo e il debole riverbero azzurrognolo della luce diurna rischiara la caverna).
Proseguendo in direzione di Prepootto - regno d'eccellenza di osmize e cantine di alcuni dei più noti produttori di vino del Carso - si pedala tra le vigne di Kante e Zidarich fino a raggiungere Malchina: il sentiero sbuca proprio all'altezza della Mezzaluna e passa a fianco di Lupinc, forse il più antico agriturismo del Carso. Dopo un bicchiere o un piccolo rebechin si continua a pedalare a fianco del Monte Ermada, famoso per le trincee della Prima Guerra (l'itinerario in bici, in uno dei prossimi appuntamenti a ruota libera): si raggiunge e si passa il confine su un sentiero che segue la direzione di Brestovica e poi, fiancheggiando la linea del confine, si arriva fin quasi sotto Gorjansko.
Proseguendo verso Brje pri Komnu si passa nuovamente il confine sul valico di San Pelagio, tra le colline di Precni Vrh e Bitagonjek, zigzagando in libertà tra Italia e Slovenia. Pedalando ai piedi di Precenico si raggiunge Ternova e infine nuovamente Samatorza, rientrando al punto di partenza dopo 26 km di saliscendi e dopo aver superato un dislivello massimo di 153 metri. A questo punto, la tappa in osmiza è irrinunciabile. In zona, avrete l'imbarazzo della scelta!
Riproduzione riservata © Il Piccolo