Con Ariella Sbrisson adesso anche Fullin fa il detective a Trieste

di CORRADO PREMUDA Il suo nome è già tutto un programma: Ariella Sbrisson. Età indefinibile ma non più giovanissima, "signorina" come si diceva una volta. Abita in un appartamento che si arrampica...
Di Corrado Premuda

di CORRADO PREMUDA

Il suo nome è già tutto un programma: Ariella Sbrisson. Età indefinibile ma non più giovanissima, "signorina" come si diceva una volta. Abita in un appartamento che si arrampica verso il colle di San Luigi e che domina il panorama di Trieste: nel suo salotto non si contano i pacchiani ninnoli di porcellana, i cuscini tondi fatti a uncinetto, gli orologi e i ricordini di innumerevoli gite fuori porta. Il dato sorprendente è la sua professione: investigatrice. Ma forse la cosa più importante è che si tratta di una inequivocabile "baba triestina" con la risposta pronta, dotata di un senso pratico esasperante e di un fare sbrigativo nemico della proverbiale pazienza dei detective.

Ecco l'identikit della protagonista del nuovo romanzo di Alessandro Fullin intitolato "Giallo Trieste rosso Capodistria" (MGS Press, 84 pagine, 9,50 euro), nuova incursione nel dialetto giuliano per l'autore e attore teatrale dopo la fortunata trilogia di Sissi di Baviera e Carlotta del Belgio. Un giallo ambientato a Trieste questa volta e il fatto non stupisce: la nostra città è molto gettonata per le storie di intrighi, delitti e misteri. La cosa spiazzante è il tono decisamente umoristico e surreale che permea il libro. Per cominciare c'è una villa frequentata da un fantasma e una contessa sospetta che noleggia i libri alla Biblioteca del Popolo e offre agli ospiti succo di frutta da discount. Poi c'è un commissario siciliano segretamente innamorato della nostra Miss Marple di Chiadino. E soprattutto c'è l'aiutante dell'investigatrice, Mariagrazia Cinciut, nota scrittrice di romanzi rosa, anche lei "signorina" e anche lei molto "baba". Insieme, le due donne passano il tempo dedicandosi a un'attività complicata: Ariella Sbrisson, che sogna di scrivere un libro giallo, quando ha l'ispirazione detta la sua storia alla paziente amica che batte a macchina. Fin qui niente di strano se non che la Sbrisson ha un'importante raccomandazione: "Bon, femo come gavevimo dito. Perché a mi l'ispirazion me vien in inglese... In English, per capirse. E quindi no te devi solo bater a machina ma tradur quel che digo...". Alle lamentele dell'amica che non capisce perché lei debba pensare in inglese, la nostra eroina ha la risposta pronta: “Perché tuti i più grandi scritori di libri giali xe inglesi! E mi no voio esser da meno”. Ed ecco sintetizzata la giusta intuizione narrativa di Fullin: mescolare i generi, il comico con il poliziesco innanzitutto, ma con in più la sagacia e la cattiveria della parlata dialettale, e la forma mentis di determinate tipologie triestine, soprattutto femminili. In questo Fullin è abilissimo: leggendo le battute del libro sembra quasi di sentire la voce dell'autore. Il gusto per la parodia en travesti è parte del godibilissimo gioco di creazione di Fullin, sia sulla carta che sul palcoscenico: una sua personale e dissacrante riscrittura del classico "Piccole donne" sarà in scena al teatro Bobbio di Trieste venerdì 18 novembre. È lo spettacolo "Piccole gonne" in cui tutte le sorelle March e la loro madre sono rigorosamente interpretate da uomini. La Trieste in giallo e rosa, invece, quella di capolavori letterari come "Onzime la schena" e "Portime ne la tua cheba" (titoli di alcuni cavalli di battaglia della ispiratissima Cinciut che vengono citati sempre al momento giusto), quella dei misteri svelati da Ariella Sbrisson, aspetta i lettori martedì 15 alla libreria Minerva alle 18 con il suo creatore Alessandro Fullin.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo