Con lo schioppettino si fanno “Maialate”

La chiamano anche l’Enoteca dello Schioppettino, e non a caso. È in questo posto, infatti, che il pregiato vino dell’area di Prepotto trova una vetrina privilegiata e, a cavallo tra aprile e maggio,...
Di Furio Baldassi

La chiamano anche l’Enoteca dello Schioppettino, e non a caso. È in questo posto, infatti, che il pregiato vino dell’area di Prepotto trova una vetrina privilegiata e, a cavallo tra aprile e maggio, una rassegna a lui dedicata.

Bel posto, questa trattoria. Familiare nel miglior senso possibile, considerato che dopo il capostipite Mario Grassi, che al locale ha appunto dato il nome, è toccato al figlio Marco, ben assecondato dalla moglie Gioia Buiatti, il compito di tenere alto il livello. Anni dopo, si può dire tranquillamente che ce l’ha fatta, facendo di questo delizioso ritiro un punto di riferimento per quanti adorano quel particolare tipo di vino e non solo.

Un po’ di storia si impone. Tecnicamente parlando, lo Schioppettino deriva dalla fermentazione della Ribolla Nera. Il suo nome, come spesso capita in questi contesti, è quasi onomatopeico. Deriva, infatti, dallo “schioppettare” degli acini dalla stessa uva nel periodo della fermentazione. Come spesso succedeva nelle Vecchie Provincie, il vino veniva recapitato e risultava particolarmente apprezzato alla corte imperiale d'Austria, dove arrivava all’interno di botti di rovere, garantite con tanto di sigilli.

Detto questo, se gravitate da quelle parti e vi sfizia un possibile assaggio, questo è il posto che fa per voi.

L’atmosfera è di grande rilassatezza, l’accoglienza amichevole senza essere affettata. Qui, anzi, si affettano solo degli straordinari salumi, spesso all’aceto, come da tradizione friulana. Per la precisione, anzi, la carne di maiale è protagonista. Non unica, se è vero che a seconda delle stagioni vi possono anche proporre degli eccellenti filetti con i funghi porcini, magari la sempre più pregiata rosa di Gorizia con salsiccia sgranata o, perchè no, dei primi piatti che viaggiano dall’orzotto con Schioppettino e salsiccia (onestamente indimenticabile), ai ravioli con ortica e spinaci.

In una giornata normale, comunque, ci si può anche indirizzare su un prosciutto eccezionale come sa essere quello di D'Osvaldo, lievemente affumicato, tortelli in varie mise, costine di maiale o stinco, la classica “Maialata” (provare per credere), uno stinco che rende superfluo il coltello, tanto è morbido.

Siete vegetariani? No problem, le loro verdure gratinate con l’aggiunta di radicchio di Treviso o il flan di porri con crema di patate possono convertire (si fa per dire...) anche l’integralista più totale dei buffet triestini. Quando poi si arriva in dirittura, non lesinano certo sui dolci, mentre il bicchiere della staffa e l’ammazzacaffè sono scontati.

Bel posto, in ultima analisi. Dove, considerazione che potrà far sorridere, persino il vino della casa è degno di nota, se non avete voglia di concedervi un viaggio-avventura nel magico mondo dello Schioppettino.

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