Così i figli non voluti si liberano dalla loro eredità pesante

Titolo essenziale, deciso, efficace: “Tu salvati” (Sem, pag. 400, euro 16) di Paolo Valentino. Una storia che potrebbe essere uno young adult, ma da una prospettiva approfondita e che fa rientrare nel genere anche un pubblico più adulto. Perché appunto i protagonisti non sono solo adolescenti, ma trasversalmente includono ogni fascia d’età. Tutto inizia con un dente scheggiato, un dente rotto a causa della madre di uno dei personaggi, Arianna. Un incipit che potrebbe farci immaginare la solita trama votata al conflitto generazionale. Ma no. Valentino ha in mente ben altro. Certo l’incomunicabilità tra madri e figli è presente, non solo per questioni di dissidi ideologici e generazionali. La questione va ben oltre perché il problema era volerli o non volerli, quei figli.
Uno dei temi è certamente questo: che tipo di reazione si può avere se scopri che tua madre non ti voleva? Che voleva abortire? Davide, Arianna, Bice, Carla sono tutte voci che si intrecciano sullo sfondo di una scuola e di qualche parete domestica, a ognuno di loro è destinato un segreto, un’eredità pesante che coinvolge temi (anche) epocali come il bullismo, la violenza, l’accettazione sociale. Non solo, sulla scia della celebre serie “Thirteen” si evidenziano anche argomenti come il suicidio.
La tragica scomparsa di una ragazza è il fil rouge che unisce i protagonisti, inconsapevoli, in parte, di aver evitato la stessa fine. Insomma, il gioco è quello della vita e della morte, di fare i conti con un passato che per nessuno è abbastanza chiaro. Tanto meno pulito. Frontali sono le colpe di chi non ha fatto nulla per salvarsi e per salvare. E poi ci sono loro, gli scomparsi: «che continuano a influenzare la vita di chi hanno lasciato sulla terra». Il romanzo si fa giallo, con picchi di noir e dove ogni protagonista gode di un approfondimento psicologico. Soprattutto c’è infine la possibilità della salvezza, se solo ognuno si mette in reale ascolto di un altro e accetta il rischio di farsi parte del suo presente e del suo passato. Qualcuno muore. Qualcuno ce la farà. Qualcuno imparerà a gestire quel tempo lontano dove l’emotività si è interrotta e lo insegnerà a qualcun altro: «Vorrei che i ricordi, un giorno, mi si sprigionassero dalla testa, come un filo di perle, e una volta usciti mi dicessero: Per noi ormai non c’è nulla da fare, siamo persi, pieni d’ombra, ma tu lasciaci andare. Tu salvati». —
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