Così il calabrese Giuseppe tentò di uccidere Roosvelt

La vita del calabrese che tentò di uccidere il presidente degli Stati Uniti Franklyn Delano Roosevelt. La raccontano, nel libro «Muori cornuto. Giuseppe Zangara, l’uomo che tentò di uccidere il presidente Roosevelt» (Pellegrini pagg. 255, Euro 16, 00), l’attore Peppino Mazzotta, interprete dell’ispettore Fazio nella fiction del commissario Montalbano ispirata ai romanzi di Andrea Camilleri, e il giornalista e scrittore Arcangelo Badolati, considerato uno dei massimi esperti di criminalità organizzata. Il libro racconta la storia di Giuseppe Zangara, il calabrese che tentò di uccidere il presidente degli Stati Uniti Franklyn Delano Roosevelt, ferendo invece a morte il sindaco di Chicago Anton Cermak. Zangara era nato a Ferruzzano, in provincia di Reggio Calabria, un’area del Paese molto povera. Rimasto orfano a soli due anni dopo che la madre morì di parto, Giuseppe fu costretto sin da bambino a lasciare la scuola e a lavorare nei campi. Il padre, che più tardi si risposerà, lo trattava come uno schiavo. Zangara fu chiamato a combattere sul fronte del Carso durante il primo conflitto mondiale e, una volta finita la guerra, a 21 anni fu richiamato sotto le armi per prestare il servizio militare. Dopo la leva, decise di emigrare negli Stati Uniti, dove non però riuscì mai a inserirsi. Con la convinzione che il mondo è dominato solo dai ricchi e dai capitalisti, progettò l’assassinio di Roosevelt, ma mancò il bersaglio colpendo il sindaco di Chicago. Per l’attentato Giuseppe fu condannato alla sedia elettrica e la sentenza venne eseguita nella prigione di Raiford nel 1933. —



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