Così la massoneria triestina orientò le sorti dell’irredentismo

Il 15 dicembre 1918 veniva costituita a Trieste la loggia massonica Guglielmo Oberdan da Giacomo Treves, irredentista e massone. L’anno seguente appoggerà l’impresa di D’Annunzio a Fiume. I massoni triestini erano patrioti nazionalisti. A cent’anni dalla costituzione, sabato alla sala teatro Piccola Fenice, dalle 17. 30 si terrà il convegno “La massoneria triestina nel passaggio tra Impero Austro-ungarico e Regno d’Italia”, organizzato dalla loggia G. Oberdan n. 526 all’Oriente di Trieste. «Nell’impero Austro-ungarico la massoneria era proibita nelle Province dipendenti da Vienna, come Trieste, mentre in quelle dipendenti da Budapest era accettata. Così i massoni triestini andavano a Fiume alla loggia Sirius», spiega Marco Cuzzi (foto), docente di storia contemporanea all’università di Milano e autore del saggio “Dal Risorgimento al mondo nuovo. La massoneria italiana nella prima guerra mondiale” (Le Monnier, pagg. 406, euro 28).
Il movimento irredentista nasce a metà Ottocento nel regno d’Italia a Napoli, per merito del massone Matteo Imbriani, come organizzazione culturale per mobilitare l’opinione pubblica a rivendicare l’italianità di Trento e Trieste. Nel 1879 viene fondata a Udine l’officina Alpi Giulie, uno dei centri di coordinamento sotterraneo dell’irredentismo, in cui confluiscono massoni e irredentisti. Il 1882 è l’anno horribilis dell’irredentismo: viene impiccato Oberdan, muore Garibaldi, l’Italia aderisce alla Triplice alleanza. La massoneria si muove con circospezione attraverso i circoli irredentisti Garibaldi e Oberdan. Con il patto di Londra dell’aprile 1915 l’Italia entra in guerra ricevendo la promessa che alla fine del conflitto le saranno assegnate Trieste, l’Istria, Zara e alcune isole della Dalmazia. Durante la guerra il ministro Sidney Sonnino alza il prezzo: vede che si sta formando una nazione jugoslava e chiede anche Fiume. Nel 1917 in un congresso massonico a Parigi, la massoneria italiana è accusata di aver appoggiato i progetti di espansione della Serbia ai danni dell’Italia. L’accusa non sarà mai provata; tuttavia si dimette il gran maestro Ettore Ferrari e viene assassinato il suo successore Achille Ballori. È rieletto l’ex gran maestro Ernesto Nathan. L’opinione pubblica italiana è spaccata tra dalmatofoni e rinunciatari. La massoneria si schiera con Sonnino per l’estensione dei confini a tutta la Dalmazia. Ma, alla conferenza di pace di Parigi, all’Italia verranno assegnati solo i territori promessi. E D’Annunzio occupa Fiume. «La massoneria – commenta Cuzzi – entra in guerra su posizioni risorgimentali: combattere per la democrazia e libertà. Ne esce su posizioni nazionalistiche: la guerra in nome della patria» . A conclusione el convegno, verrà fatta l’analisi del presente: come i massoni pensano di incidere nello sviluppo della nazione, mentre più voci li vorrebbero esclusi per legge dalla vita politica e amministrativa dello Stato. —
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