Così la Secessione segnò da Vienna il passaggio dello stile verso la modernità
Austria felix, terza tappa: s’inaugura oggi alle 18 al Palazzo Attems Petzenstein di Gorizia la mostra intitolata “Vienna ‘900. Grafica e design”, focus sui modi in cui tali tecniche e tematiche artistiche vennero esperite nel periodo a cavallo tra il XIX e il XX secolo, corrispondente agli ultimi decenni dell’Impero asburgico. Un’epoca in cui, come accadde nel periodo conclusivo della civiltà della Grecia antica, cioè nell’Ellenismo, la raffinatezza delle forme e dei concetti raggiunse l’acme del piacere estetizzante e del lusso per poi esaurirsi inevitabilmente sul piano estetico e vitale. E nel 1918 ciò accadde in particolare anche in virtù di eventi drammatici quali l’esito disastroso sul piano economico del primo conflitto mondiale e della crisi del ‘29.
L’inaugurazione è riservata, dati i tempi, a un gruppo ristretto di una trentina di persone, mentre da domani la mostra sarà aperta al pubblico fino al 17 gennaio 2021 (orario: da martedì a domenica ore 10 – 18, lunedì chiuso).
La rassegna rappresenta il terzo appuntamento a Palazzo Attems di un percorso sulle arti viennesi nel periodo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, che prese il via nel 2005 con la mostra dedicata alla “Belle Époque imperiale” per proseguire nel 2008 con un affondo su Josef Maria Auchentaller, uno dei grandi protagonisti della Secessione viennese e lui stesso nato nella capitale austriaca nel 1865, ma di casa a Grado, dove trascorse gran parte dell’esistenza e dove morì nel 1949. L’artista è peraltro molto ben rappresentato anche in questa rassegna che, come le precedenti, è stata organizzata dai Musei provinciali di Gorizia ora in gestione Erpac Fvg – Ente regionale per il patrimonio culturale del Friuli Venezia Giulia. La mostra è curata da Roberto Festi, Chiara Galbusera e Raffaella Sgubin, esperti che – con l’assessore regionale Tiziana Gibelli – firmano l’introduzione al catalogo, edito per i tipi delle edizioni Grafiche Antiga.
E ad Auchentaller si deve la grande tela del 1903, intitolato “Campane a festa”, con cui si apre la mostra e che, dopo la chiusura della stessa, andrà ad aggiungersi in forma permanente alle altre già presenti nella Sala che porta il suo nome nella Pinacoteca di Palazzo Attems.
Il fascino della mostra consiste nella ricomposizione, attraverso i finissimi lavori di quest’ultimo e di altri protagonisti della Secessione viennese, di quel fondamentale periodo di innovazione che traghettò l’arte dallo sterile Storicismo verso la modernità, coinvolgendo per altro in tale vortice concettuale e creativo tutta l’Europa, nelle cui capitali fiorirono movimenti analoghi. Così come nasceva il concetto di opera d’arte totale (Gesamtkunstwerk), che comprendeva la produzione di stoffe, tappeti, tessuti per arredi e rivestimenti. E che avrebbe avuto un significativo riscontro per esempio a Bruxelles, considerata in quel tempo la più bella città del mondo per la qualità estetica e la ricchezza dei suoi edifici, dove l’architetto Victor Horta progettò e realizzò la propria abitazione, oggi fascinoso museo, in cui ogni elemento era disegnato con apposita coerenza, dalle maniglie ai sanitari del bagno. E a Bruxelles finì a lavorare - come ricorda Raffaella Sgubin - anche l’architetto, designer, urbanista, illustratore e arredatore austriaco Josef Hoffmann, raffinato innovatore che fece parte della redazione di “Ver Sacrum”, la rivista degli artisti della Secessione, il cui valore è ampiamente testimoniato in mostra. Nella capitale belga Hoffmann lavorò per un ricco banchiere di quel paese, Adolphe Stoclet, e nella Maison Stoclet realizzò un insieme armonico di creazioni, dall’architettura, alle posate, alla decorazione degli interni, al giardino, Un’opera d’arte totale, cui contribuirono, assieme ad altri artisti della Secessione presenti in mostra quali per esempio Carl Otto Czeschka, Gustav Klimt, Koloman Moser. Un preludio alla prossima razionalità del Bauhaus. —
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