Da Napoli a Milano via Roma La grigia (in)felicità del vivere in questo secolo urbano

Si concentra nelle città, lo sviluppo del futuro. Anzi, nelle metropoli. Nel 2030, tra poco più di dieci anni cioè, il 9% della popolazione mondiale abiterà lì. Questo è “il secolo urbano”, tra...

Si concentra nelle città, lo sviluppo del futuro. Anzi, nelle metropoli. Nel 2030, tra poco più di dieci anni cioè, il 9% della popolazione mondiale abiterà lì. Questo è “il secolo urbano”, tra dimensioni ecologiche da “smart city” (ambiente, tecnologie d’avanguardia, economia di condivisione al di là dei tradizionali consumi) e grandi periferie povere.

Vale la pena saperne di più, per diventarne cittadini consapevoli. Come? Lo racconta bene Richard Sennett, sociologo alla London School of Economics, in “Costruire e abitare” (Feltrinelli, pagg. 400, euro 25,00), cercando di definire “un’etica per la città”. Una città è fatta di caratteri e tensioni diverse, vive di sedimenti storici e progetti di futuro, fa convivere disparità spesso intollerabile. È “aperta”, conflittuale e creativa. Ma vale la pena, progettandone e provando a indirizzarne lo sviluppo, tra spinte individuali e piani urbanistici, cercare di tessere una sorta di spirito di comunità, definire identità aperte e molteplici, ragionare di convivenze. Ogni città ha un’anima, da rispettare. Vivendovi come “uno tra molti”.

E in Italia? Cominciamo da “Roma Capitale malamata”, come scrive per Il Mulino Vittorio Emiliani (pagg. 288, euro 16,00), giornalista di solida esperienza culturale, a lungo direttore de “Il Messaggero”, il primo quotidiano romano, appunto. La sua storia è un privilegio e un onere, che ne aggrava la fragilità. Il suo governo, difficilissimo, tra archeologia e questioni di attualità urbana (gli scavi per i servizi pubblici e le linee della metropolitana pongono problemi maggiori che altrove). E la presenza della Chiesa dà opportunità (la rilevanza geo-politica, i crescenti flussi turistici) e apre tensioni di difficile composizione.

Mettendo in ordine una montagna di dati e fatti, Emiliani racconta come Roma, diventata capitale del Regno d’Italia con scarsi consensi parlamentari, sia poi stata travagliata da scandali immobiliari (memorabile l’inchiesta de “L’Espresso” negli anni Cinquanta: “Capitale corrotta, nazione infetta”) e animata da una straordinaria vitalità culturale e sociale. Sino al crescente degrado attuale. Oggi “va avanti come può”. E la sua crisi riguarda tutta l’Italia.

Napoli. Nostalgia di domani”, scrive Paolo Macry, storico, per raccontare, per Il Mulino (pagg. 236, euro 15,00), le molteplici e contrastanti valenze di una delle città più fascinose e difficili, dalla fine del Settecento della rivoluzione giacobina fallita e del riformismo illuminista archiviato dai monarchi Borbone alle controverse stagioni dei sindaci alla Lauro, dalle speranze di cambiamento legate ai governi locali di sinistra all’attualità di De Magistris. Cultura altissima (Vico, De Sanctis, Croce, sino alla passione attuale per l’arte contemporanea) e sciatteria sottoproletaria, architetture magnifiche e “bassi”, “le mani sulla città” degli speculatori denunciati in un film memorabile di Francesco Rosi e l’eleganza d’una borghesia abituata alla raffinatezza di sarti e artigiani di cravatte su misura, l’orgoglio delle “quattro giornate” di liberazione popolare dal nazismo e la camorra infima. Napoli è tutto questo e molto di più. La sua forza? Proprio questa miscela, l’essere “una carta sporca”, come cantava Pino Daniele. Dimensione controversa. Che è anche la sua dannazione.

E Milano? Molti ne scrivono. Carlo Castellaneta, origini familiari pugliesi, nascita milanese, sepoltura al Famedio del Cimitero monumentale, come s’addice a chi ha dato lustro alla città, aveva raccontato in uno dei suoi libri migliori che “milanesi si diventa”. Ora, nei racconti di “Notti e nebbie”, ripubblicati da Interlinea (pagg. 240, euro 15,00), ci fa rivivere ritmi e tensioni di una Milano “materna” e accogliente, severa e ironica, con una straordinaria umanità composta da operai e padroni, poliziotti e gente d’osteria, uomini e donne sospesi tra vita quotidiana e sogni. E coppie che sanno bene come sia possibile innamorarsi a Milano e vivere una pur grigia felicità. Lo dicono, nell’aria milanese, anche straordinari versi di poesie e canzoni, che Castellaneta sa fare rivivere. —

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