Da oggi Venezia ricorda Tintoretto due mostre per i suoi primi 500 anni
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«Il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura». Così Vasari definì il carattere impetuoso e ribelle di uno dei più grandi artisti del ‘500. Al genio rivoluzionario di Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, alla sua pittura visionaria, audace e anticonvenzionale sono dedicate a Venezia due grandi mostre che aprono oggi ufficialmente le celebrazioni per il Cinquecentenario della sua nascita: “Tintoretto 1519 – 1594”, una monografica che nei saloni di Palazzo Ducale attraverso una straordinaria serie di dipinti provenienti da tutto il mondo racconta il periodo più florido dell’artista e la sua maturità fino agli ultimi grandi capolavori, e “Il giovane Tintoretto” che alla Gallerie dell’Accademia offre un eccezionale spaccato sulla produzione della sua gioventù. Un imponente progetto espositivo promosso dalla Fondazione Musei Civici di Venezia in collaborazione con la National Gallery of Art di Washington (che nel 2019 ospiterà per la prima volta negli Usa una mostra dedicata al pittore veneziano) e le Gallerie dell’Accademia per celebrare la figura dell’artista a 80 anni dall’ultima mostra a lui dedicata a Venezia. “Oggi – spiegano i curatori Robert Echols e Frederick Ilchman - cinque secoli dopo la sua nascita, le opere di Tintoretto continuano a stupire. Persino agli occhi di un pubblico abituato all’espressionismo astratto, all’action painting, all’informale, alle dimensioni gigantesche di una certa arte contemporanea, il “fuori scala” di questo autore, il suo dinamismo, la sua audace pennellata e la sua combinazione, spesso allucinatoria, di fantastico e quotidiano non smettono di spingere oltre i confini di ciò che la pittura può dire”.
Con 50 dipinti, 20 disegni autografi e i grandi cicli realizzati per la dimora dei Dogi l’esposizione di Palazzo Ducale permette di attraversare la pittura visionaria di un artista che seppe sfidare la tradizione con ardite soluzioni tecnico-stilistiche e innovative sperimentazioni iconografiche. Alle Gallerie dell’Accademia l’incontro con “Il giovane Tintoretto” consente invece di seguire l’evolversi del suo genio pittorico dai primi passi fino al “Miracolo dello schiavo”, opera che segna l’ingresso nella pienezza artistica, «mettendo in luce – come spiegano i curatori - in un contesto di opere a lui contemporanee il fervido ambiente artistico in cui il giovane pittore mosse i suoi primi passi».
Con un tratto energico, vitale e un colore inconfondibile (usò l’intera gamma dei pigmenti disponibili all’epoca) Tintoretto fu uno straordinario narratore. Si cimentò in tutti i generi infondendo sempre alle sue dinamiche composizioni tensione e potenza. —
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