Da Rotonda Pancera a casa Bazzoni luoghi e palazzi del diavolo a Trieste

Dannati, bambole orrorifiche, anime pezzentelle e case del diavolo. Ma anche le città e i suoi misteri, saltando da Torino a Trieste a Napoli. Sono solo alcuni dei temi inclusi nell’«Almanacco dell’orrore popolare» (Odoya, pagG. 400, euro 25), a cura di Fabio Camilletti e Fabrizio Foni. Diciotto autori specialisti del genere, intenti a raccontare e raccontarsi con diverse forme narrative, dalla fiction al saggio al memoriale. Un argomento vasto, l’horror, a cui i curatori hanno preferito associare il termine “popolare” e non “folk”, semplicemente perché il primo è più inclusivo, più fluido, versatile e trasversale al tempo, qualcosa che può rinnovarsi nel presente. Insomma l’orrore nasce e si perpetua.
Lo spiega bene Luigi Musolino e le sue “masche”, ovvero streghe che ha imparato a conoscere dalle storie che si raccontavano a casa dei nonni. Streghe che comparivano come “facce tra i pioppi”, immagine che dà già l’idea del forte legame che si instaura tra la paura e un territorio. Allo stesso modo Fabio Giovannini ci dà una precisa cronologia dei luoghi in cui dal 2011 sono stati uccisi ed esposti dei lupi, ancora simbolo di un male deciso nel Medioveo. Prima infatti il lupo era temuto ma venerato e Giovannini esamina con un preciso articolo origini e cause dell’aura maligna sull’animale, fino a giungere al mito del licantropo che ha il suo antecedente nel Satyricon di Petronio (il “versipellis” che si trasformava tra le tombe dei cimiteri).
Un saggio davvero articolato che attraversa la storia della letteratura, del cinema e del fumetto. Marco Malvestito ci mette invece al corrente del viaggio in Italia di Lovecraft, grazie a un taccuino rinvenuto a Montecatini nel 1999, «una scoperta sorprendente se si considera che la critica lovecraftiana dava per assodato che non fosse mai uscito dai confini degli Stati Uniti». Altrettanto seducente il ritratto di Martina Piperno su Mario Signorelli, etruscologo di forti connessioni spiritistiche, che ha saputo esprimere il potenziale misterico di quei luoghi. D’altra parte basti ricordare uno sceneggiato televisivo come “Ritratto di donna velata”.
Le “Anime pezzentelle” di Alessandra Macchia guardano sempre al mistero tra morti e vivi, ma questa volta da una prospettiva borbonica. E Napoli è anche la sede di un romanzo dimenticato come “Malacqua” di Nicola Pugliese, esaminato da Adolfo Fattori nel capitolo dedicato alle bambole orrorifiche. Si giunge quindi al male per eccellenza, il diavolo, a cui l’Almanacco dedica un’intera sezione e in cui emerge l’avvincente narrazione di Danilo Arona sull’inquietate territorio della Mascöia, in Piemonte.
Come Torino anche Trieste eccelle per zone oscure e case infestate. Ce lo spiega la triestina Lisa Deiuri, esperta di letteratura gotica, autrice del capitolo intitolato “Le dimore del diavolo”. Deiuri parte dalla letteratura massonica, evidenziandone origini, cause e tramonto tramite precisi riferimenti bibliografici di Luca G. Manenti. Ecco allora le connessioni tra Massoneria, politica e religione, la demonizzazione dei palazzi e delle ville massoniche, da Rotonda Pancera a Casa Bazzoni, fino ad alcuni palazzi di Piazza Goldoni. Oltre la tradizione orale, Deiuri esamina quella scritta attraverso due opere di Charles Nodier, con Trieste in prima linea sul tema massonico interpretato in chiave fantastica. E ancora il diavolo e i suoi amuleti nello scritto di Mariano D’Anza, il cosiddetto “Strego” di Claudia Salvatori a cui si aggiungono i testi di Gianmaria Contro, Lorenzo Fabris, Rosario Battiato, Stefano Zammit, Orazio Labbate, Gabriele Scalessa, Alessandra Diazzi fino alla Torino Magica di Franco Pezzini. Insomma chi vuole saperne di più sull’immaginario italiano e il suo orrore popolare deve passare di qui, attraverso questo energico volume che con un vigoroso apparato bibliografico assume diverse prospettive, non solo storiche ma anche artistiche, letterarie e cinematografiche. —
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