Da una finestra sul golfo alle luci del palco. Negli occhi il mare selvaggio della Costiera

Trieste è una finestra sul mare. «La finestra della mia camera di bambina e ragazza, che è quella dove ancora dormo quando vado a trovare mia madre», racconta Lučka Počkaj, attrice, che vive a Lubiana, ma che a Trieste è nata. «Sono nata a Barcola, ci tengo a precisarlo: importante, perché casa mia, quella della mia famiglia, è affacciata appunto sul mare. Sul golfo. Sull’orizzonte. Questo sguardo continuo sul mare è quello con cui sono cresciuta, e quello che mi manca di più».
E quindi, se ci dovesse raccontare un suo luogo del cuore a Trieste?
Sicuramente Liburnia, il tratto di costa dove vado a nuotare. Per quella selvaggeria, o meglio per quella natura senza interventi dell’uomo: solo la cura di chi lo frequenta. E poi per la possibilità di fare il bagno nudi: in libertà. Per quello mi fanno arrabbiare le multe che fioccano adesso su chi parcheggia per scendere in Costiera: non privateci di quel tratto di mare!
Il golfo dunque, che manca sempre a chi a Trieste è nato. L’acqua.
Per fortuna la casa dove vivo adesso con mio marito, Branko Završan, ha un giardino affacciato su un ruscello: l’acqua che scorre per me è importante. E poi certo, ho incontrato e amato altri mari: quello delle isole dalmate, delle isole greche. Ma è quello di Trieste che ho nel cuore, insieme ai suoi tramonti.
Trieste, dove Lučka ha studiato alle scuole slovene (fa parte infatti della comunità slovena), e dove ha calcato per la prima volta il palcoscenico.
Quello del Teatro stabile sloveno in via Petronio, dove poi ho lavorato per dodici anni. Ricordo ancora la prima volta che sono salita, per una prova, da sola, sul palco. L’emozione, il silenzio, i riflettori.
E poi la bellezza un po’ dimenticata di quel teatro, piccolo capolavoro di architettura: è stato costruito negli anni Sessanta su progetto di Edo Mihevc.
Uno dei miei luoghi del cuore è anche tutta la zona accanto al teatro, in particolare piazza Perugino: il posteggio, gli alberi, il pavimento dissestato, le vecchie fontanelle dell’acqua, le trattorie dove andavamo a pranzo. L’idea che su quelle pietre fossero passate così tante persone e storie; ogni volta ci pensavo. Ora non è più così, la piazza rimodernata ha perso quella voce del passato.
Ci sono tante zone di Trieste che sono cambiate, in questi anni.
E infatti a volte, quando torno, mi sembra di essere una turista nella mia città. Ma mi piace. Cittàvecchia, ad esempio. Le vie di Cavana, dove c’è una gelateria pasticceria, Chocolat, in cui torno sempre. Per il gelato o per la cioccolata calda d’autunno, e anche perché mi siedo a quel tavolo “comune” messo fuori, sto lì e guardo la gente, il mondo passarmi davanti.
E il caffè… nero in b?
Caffè sempre, e ovunque, non ho un bar preferito. Ma confesso: mi piace lungo, all’americana.
Nella sua vita c’è molto teatro, ma anche serial per la tv slovena, e cinema.
Il punto di partenza della mia educazione cinematografica è forse l’Ariston, altro luogo a cui sono molto affezionata. A Lubiana però ho scoperto il piacere delle pellicole mai doppiate, sempre in lingua originale. E poi c’è un appuntamento molto amato che non manco mai, il Liffe, festival di cinema da tutto il mondo, un’abbuffata di titoli e pellicole ogni novembre. Anche quest’anno, pur con la pandemia e le sale chiuse, non ho rinunciato: l’ho seguito on line.
In tutte le sue prove d’attrice, quale è stata la reazione che l’ha più toccata, e commossa?
Forse quando ho recitato in “Ballerina ballerina”, da un romanzo di Marko Sosič che abbiamo portato al Teatro stabile sloveno, anche in italiano, con l’adattamento e la regia di mio marito. Dopo la prima, il padre di un mio collega è venuto a stringermi la mano, ma senza riuscire a dirmi niente: piangeva. Mentre una volta a Roma, dov’ero in tournée con il Rossetti, recitando nel Maresciallo Butterfly, la madre di un’amica d’infanzia si è alzata dal suo posto ed è venuta verso il palco senza mai smettere di applaudire.
Lučka recita sia in sloveno che in italiano: due lingue, due mondi. Ha studiato teatro a Lubiana, all’Accademia d’arte drammatica, Agrft; poi ha lavorato a Trieste e tournée in Italia; e ora è al Teatro stabile di Celje.
Poter recitare in due lingue diverse è una sfida e una ricchezza.
Ha un’attrice mito?
Molti mi chiedono se sono parente di Duša Počkaj, un’attrice slovena straordinaria, che ha segnato il passaggio verso il teatro contemporaneo: ma era una cugina di secondo grado di mio padre, non l’ho mai conosciuta. L’emozione per me è stata sempre Anna Magnani. Ancora oggi, quando vedo una sua foto, provo -non so come spiegare - del vero rispetto per lei. . —
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