Dal Pio Luogo, collezionista accanito la sua raccolta si scopre a Pordenone



Più di una novantina di opere di pregevoli artisti soprattutto veneti, raccolti nel corso di una vita, con amore. Certamente – vien da pensare – da un facoltoso collezionista della Marca Trevigiana. E invece no, Valentino Dal Pio Luogo, che di mestiere era un dipendente tuttofare della Cantina Sociale del suo paese, Orsago (Treviso), era riuscito a comporre, grazie alla sua passione per l’arte, un variegato mosaico molto rappresentativo delle tendenze più avanzate del Novecento italiano, attraverso una certosina rete di rapporti con molti pittori importanti: in primis, Carlo Dalla Zorza, uno dei maggiori vedutisti veneziani del ‘900, e Giorgio Celiberti, notissimo pittore e scultore friulano, che si era talmente affezionato a lui, anche in virtù del fatto che erano nati ambedue il 14 febbraio, che ogni anno, in quella data, donava al caro amico collezionista una serigrafia, realizzata per l’occasione o personalizzata.

E, quando morì, Dalla Zorza – come ricorda il pittore Paolo Del Giudice - gli lasciò invece in eredità uno splendido De Pisis. Che ora è esposto fino al 7 marzo, assieme a tutta la raccolta di Valentino, alla Galleria Sagittaria di Pordenone, tra le opere appartenute a questo singolare collezionista, che Maria Francesca Vassallo, presidente del Centro Iniziative Culturali Pordenone promotore della rassegna, non esita a definire “accanito”.

Di Celiberti la mostra della collezione Dal Pio Luogo - che esce per la prima volta dalla sua modesta dimora ed è testimoniata nel bel catalogo che rimarrà disponibile in Galleria - presenta delle importanti opere pittoriche degli anni ’60 e alcune sculture di squisita fattura, mentre un’intera sezione raccoglie una quindicina di magistrali incisioni del grande artista trevigiano Giovanni Barbisan; di Marcello Mascherini incontriamo invece un bassorilievo bronzeo del ’39, appartenente al suo linguaggio delle origini, accanto a una tormentata Antigone bronzea del ’67 e a un “Minatore” coevo di Augusto Murer. Bruno Saetti è presente con una grande maternità, accanto a una significativa “Composizione con paesaggio urbano” degli anni ’30 di Sironi e agli “Amanti” quasi coevi di Carrà. E poi sono esposte opere di Carena, Rosai, Pizzinato, Di Venere, Guidi, Tamburi, Ferroni, Zigaina, Barbaro, Cassinari, Coletti, De Chirico, Spilimbergo, Gianquinto, Licata, Manzù, Marini, Music, Santomaso, Semeghini, un Guttuso di delicata, intensa bellezza, un infinito mare azzurro di Guccione, una graffiante, surreale “Bottega carnevalesca”, datata 1920, di Alberto Martini, un ritratto morbido e luminoso di Valentino, firmato Del Giudice. Ma, tra gli altri, incontriamo a sorpresa anche due stranieri importanti come Sutherland e Grosz. Ed è lecito allora chiedersi: quale collezione avrebbe composto Valentino, se fosse stato un ricco possidente della Marca Trevigiana?

“La passione dell’arte” – così s’intitola la rassegna – è visitabile a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria (cicp@centroculturapordenone.it/ info:0434 553295). Sono previste visite guidate dietro prenotazione e con guida dedicata, organizzate a piccoli gruppi, altrimenti alla rassegna si può accedere virtualmente sul sito www.centroculturapordenone.it. con la guida del curatore Giancarlo Pauletto. —

Riproduzione riservata © Il Piccolo