Dario Argento, festa per i 25 anni di “4 mosche di velluto grigio”

ROMA. Ogni anniversario legato all'opera di Dario Argento è un autentico fenomeno virale (e di portata mondiale) per le legioni dei suoi appassionati fa. Questa volta, in un periodo ristretto, i...
1999: DARIO ARGENTO, FILM DIRECTOR
1999: DARIO ARGENTO, FILM DIRECTOR

ROMA. Ogni anniversario legato all'opera di Dario Argento è un autentico fenomeno virale (e di portata mondiale) per le legioni dei suoi appassionati fa. Questa volta, in un periodo ristretto, i festeggiamenti sono multipli: ricorrono i 25 anni dalla prima apparizione di “4 mosche di velluto grigio” con cui nel 1971 Dario Argento chiudeva la trilogia cosiddetta “degli animali” (dopo l'uccello e il gatto toccò infatti alle mosche), che portano a un'edizione restaurata e digitalizzata della pellicola, da qualche giorno in vendita home video, celebrata stasera a Roma con una proiezione-evento sul grande schermo e poi il 13 dicembre a Milano con una “giornata Argento” all'interno del “Noir in Festival”.

A Parigi però, quasi in simultanea e sempre alla presenza dell'autore, a dicembre si brinda a champagne per l'edizione restaurata del suo nerissimo “Opera”. Infine, a gennaio, torna al cinema il capolavoro maledetto “Suspiria” con un'edizione digitale in 4k, ovvero con il meglio della tecnologia disponibile. Proiettato nella progettazione di un nuovo libro dopo il bell'esordio letterario di “Paura”, alle prese con molteplici offerte straniere per tornare dietro la macchina da presa, si ha la sensazione che il regista di culto un po’ se la rida e un po’ osservi con distaccato compiacimento questo ciclico ritorno di fiamma del suo pubblico più appassionato.

Superati i 70 anni, curioso come sempre della modernità e del cambiamento, Argento resta uno dei registi più moderni e popolari della scena thriller. Ogni generazione che si affaccia al piacere del brivido ne riscopre la maestria, l'originalità visionaria in anticipo sui tempi e la dimensione mai provinciale delle sue storie gotiche, ambientate in un'Italia antica e futurista, una serie di “non luoghi” ogni volta creati con immaginario barocco e post-moderno. Il suo è un destino di popolarità sempreverde che condivide con alcuni colleghi, da John Carpenter a George Romero, simboli di una generazione che attraverso l'horror e il brivido esprimevano un'inquietudine ribelle, una voce controcorrente in contrasto con il perbenismo della società conformista.

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