Dario Mogno, l’allievo di Kanizsa lanciò l’editoria periodica per i medici

Un amore oltre la vita quello di Licia Citti per il marito Dario Mogno, che muore nel 2018: oltre cinquant’anni insieme. Per elaborare il lutto, confessa, ha cominciato a rivedere carte e fotografie, un’enormità di documenti da vagliare perché lei non butta via niente. Un lavorone per sentire ancora vicino il marito tanto amato, che le permette pure di conoscerlo ancor di più. Ne nascono ben tre libri, l’ultimo dei quali “Archivio famigliare” ha per protagonista Trieste, la città dove lui è nato e che “lo ha seguito per 24 anni”. Non direttamente ma attraverso le lettere che i famigliari scrivono a Dario.
Sono gli anni Sessanta e lui fa il militare a Lucca, dove conoscerà lei, Licia: un colpo di fulmine che li farà sposare in pochi mesi con un bimbo in arrivo. È proprio a questo periodo, visto attraverso le lettere che si scambia con i famigliari, madre, padre e sorella che emerge la figura di Dario giovane che si ribella alle rigidezze del padre e trova la complicità della madre. Lei, pur accusata di favorirlo, è sempre pronta a mediare, oltre che a pensare ai suoi bisogni mandandogli del denaro. Ma nelle lettere si parla anche di politica. Il padre è stato un antifascista durante il regime e ha pagato questa sua scelta. Si parla di cinema, di libri, di arte oltre che delle vicende familiari. Si entra in un interno borghese triestino illuminato e colto, con tutte le sue contraddizioni.
Le lettere vengono intervallate dalla narrazione di Licia che permette di ricostruire anche il resto della vita di Dario che nasce nel ’38, vive nel quartiere di San Vito, va al bagno, come usa dire qui, all’Ausonia, frequenta il Petrarca e si laurea in psicologia con il professor Gaetano Kanizsa. È appassionato di cinema e frequenta con assiduità le tante sale allora aperte, collabora con il Centro universitario cinematografico. In occasione del Primo festival internazionale di fantascienza ospitato al castello di San Giusto nel ’63 scrive anche il suo primo articolo su “Bianco e nero”. E ovviamente frequenta il Carso e le osmize, dove pure si incontra con il suo professore per discutere della tesi.
Gli si prospetta una carriera universitaria, ma mentre fa il militare il grande amore gli impedisce di aspettare il concorso: deve trovare lavoro per la famiglia che sta formando. Lo aiuta Kanizsa che lo chiama a Milano come suo assistente in una società di ricerche motivazionali. Lavorerà anche per la Pirelli, che lo licenzierà per motivi politici. Infatti Dario è comunista e non comprerà mai più prodotti di quell’azienda. Ma non si scoraggia e trova subito un altro lavoro. Le esperienze professionali lo porteranno a diventare socio di una casa editrice specializzata in pubblicazioni mediche. Sarà lui, insieme ai soci Gian Piero De Andreis e Franco Lanzoni a “inventare” l’editoria periodica per i medici in Italia.
Attività che gli permetterà di seguire un’altra sua grade passione: Cuba. E, in particolare, il lavoro dei fumettisti dell’isola che visiterà ogni anno per un mese.
È generoso, Dario. La sua casa e il suo portafoglio sono sempre aperti per aiutare chi ha bisogno. E a chi gli suggerisce prudenza ripete “soldi sarà che noi no saremo”, detta nel dialetto che non ha mai dimenticato. Come non ha dimenticato la sua città natale, dove tornava ogni estate, e il cui ricordo percorre anche questo diario familiare. —
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