Dentro la psichedelia, un vortice di creatività che porta fino a Steve Jobs
«La psichedelia è un fiume carsico che sbuca sempre dove meno te l’aspetti» spiega l’autore Matteo Guarnaccia ne «Il grande libro della psichedelia» (Hoepli, pagg 263, euro 29,90), un volume...

«La psichedelia è un fiume carsico che sbuca sempre dove meno te l’aspetti» spiega l’autore
Matteo Guarnaccia ne «Il grande libro della psichedelia» (Hoepli, pagg 263, euro 29,90)
, un volume bellissimo già da sfogliare, dai colori sgargianti, con più di 500 immagini (poster, copertine di dischi, collage, memorabilia, abiti) in un viaggio vertiginoso nello spazio e nel tempo. L’utilizzo “mistico-creativo” delle sostanze psichedeliche, inizialmente prodotte per scopi terapeutici dall’industria farmaceutica, poi utilizzate in ambito militare, ha generato un impatto non soltanto nella musica e nelle arti visive - complice la grande potenza comunicativa del rock - ma anche in altri campi: cinema, moda, pubblicità, architettura, design e scienza. Il lavoro di Guarnaccia segue la filosofia psichedelica, dai posati circoli intellettuali europei (Ernst Junger, Walter Benjamin, Aldous Huxley) alle controculture ribelli (beat, hippies) sino all’esplosione musicale (Jimi Hendrix, Jefferson Airplane, Beatles, Janis Joplin), passando per il Messico e gli esperimenti con il peyote di Antonin Artaud, i film di Federico Fellini e Stanley Kubrick, i fumetti di Robert Crumb. L’esperienza lisergica viene traslata alla moda, per esempio dal collettivo Fool che crea abiti indossati da Amanda Lear, Anita Pallenberg, Jane Birkin in un tripudio di arcobaleni, stelline, farfalle, «la Primavera di Botticelli che flirta con i supereroi Marvel». E ancora: costumi orientali, fiabeschi, circensi, stracci da mercatino delle pulci… nel ’68 perfino “Vogue” accoglie lo stile nelle sue pagine patinate. Intanto gli stilisti parigini lanciano la moda “hippie chic” che fa impazzire Brigitte Bardot. Precursore, nei 50, Emilio Pucci, fondatore dell’omonima casa di moda che vestirà anche Marilyn Monroe. Nel ‘69 l’influente rivista britannica “Design” dichiara già esaurita l’ondata psichedelica: «Esausto dopo le tempeste flashanti di arancioni e lilla fluorescenti, il pubblico cerca sollievo nei “maglioncini beige di Shetland” o nella sobrietà della Bauhaus». Al tempo stesso, però: «La vita è diventata più colorata e divertente e, di sicuro, non si potrà più tornare indietro». La più diretta eredità della psichedelia? Guarnaccia non ha dubbi: è la rivoluzione digitale di Steve Jobs.
Elisa Russo
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