Lay this Drum: Gaëlle Swann porta a Mittelfest le percussioni al femminile

In piazza Duomo a Cividale lo spettacolo di teatro-musicale della Compagnie du Scopitone. L’artista: «Sul palco l’emancipazione della donna attraverso la musica»

Fabiana Dallavalle
Le protagoniste di Lay this drum!, spettacolo di percussioni tutto al femminile firmato dalla Compagnie du Scopitone
Le protagoniste di Lay this drum!, spettacolo di percussioni tutto al femminile firmato dalla Compagnie du Scopitone

Nel 2010 la musicista, attrice e drammaturga Gaëlle Swann, mette insieme a Bruxelles, la Compagnie du Scopitone, (gruppo di Théâtro-musicale), percussioniste che come lei e molte altre donne hanno sperimentato quanto sia difficile accreditarsi come artiste in uno spazio “tipicamente maschile”. Un’idea geniale e di grande successo. Dopo cinque anni di tournée sold-out in Belgio e Francia, Lay this drum! (Posa quel tamburo!) arriva a Mittelfest, martedì 22, alle 21:30, (Piazza Duomo, a Cividale, in caso di maltermpo al Teatro Ristori).

Gaëlle ma è vero che le sue prime parole sono state poummmm‐tchak‐poumpumtchak?

«In parte è vero (Gaëlle ride). I miei genitori sono artisti. Mia madre era danzatrice, papà attore, ero destinata al teatro. Mi sono diplomata al Conservatorio reale di Bruxelles, ho studiato teatro e per quindici anni sono stata attrice professionista. Ho sempre fatto musica fin da quando ero molto piccola. Ho iniziato percussioni a sei anni e prima non facevo altro che battere su qualunque cosa. Ero attirata dal ritmo».

Con la vostra formazione interrogate il sessismo nella musica. In che modo?

«In un modo molto evidente visto che le persone sono molto sorprese di vedere cinque percussioniste sul palcoscenico (Olympia Boyle, Birgit Eecloo, Sara Moonen, Aurélie Simenel e la stessa Swann) e questo già produce riflessioni e pone delle domande, ma anche attraverso la proposta dello spettacolo. Anche se non parliamo c’è una parte che illustra l’emancipazione della donna attraverso la musica, in un modo più metaforico».

Perché gli spettatori dovrebbero amare il vostro spettacolo?

«Per aver suonato in tanti contesti diversi, in teatri con pubblici molto differenti, dove il pubblico è abituato, ma anche dove non ha dimestichezza con la scena, devo dire che sia che le persone siano interessate dal soggetto femminista, sia che non lo siano vedranno una cosa davvero entusiasmante. Le percussioni riuniscono le persone e i bambini adorano lo spettacolo. Loro non si pongono la questione del femminismo, vedono solo delle musiciste che producono ritmi esplosivi. Speriamo di riuscire a “giocare” con i più giovani anche a Mittelfest. Soprattutto in scena c’è qualcosa di estremamente sottile ed eccitante che crea emulazione. Le donne che vengono da noi dopo lo spettacolo sono molto felici e ci ringraziano perché tocca tutti quanti: uomini, donne, bambini».

C’è qualcosa nel suo mestiere contro cui punterebbe il dito?

«Sì, ci sono diverse cose ed è per questo che ho creato il nostro progetto. La prima è la rarità di donne sulla scena in quanto interpreti, non solo tra le percussioniste ma in tutti i campi, anche nel backstage i tecnici sono per lo più uomini. Nello spettacolo che cominciamo a provare a novembre abbiamo deciso che andremo in tournée con delle donne anche per la parte tecnica. La rarità delle donne è la prima cosa contro cui puntare il dito. La seconda è che c’è un trattamento diverso per le donne sulla scena. Quando una di noi sceglie di fare un’audizione o chiede di ricoprire un ruolo importante il ragionamento è sempre: “prima o poi farà un bambino».

Questo accade in tutti gli ambiti lavorativi, purtroppo.

«Già e questo lo viviamo in modo universale. E ci sono dappertutto degli abusi di potere, di forza. La mascolinità tossica è molto presente. In ogni ambiente le donne devono dimostrare di essere all’altezza. Nel nostro ambito dobbiamo sempre dimostrare di essere capaci di suonare come gli uomini e questo è terribile perché nessuno suona come un altro. Io ho la fortuna di avere un percorso protetto. Ho voluto creare uno spazio sicuro per me e le mie colleghe. Quando siamo partite dal Festival di Avignone una delle musiciste era incinta. Abbiamo fatto mettere nel contratto che alla fine della gravidanza avrebbe ritrovato il suo posto».

Un nuovo progetto che la entusiasma?

«Il nuovo spettacolo, che si intitolerà “Glace”. Parlerà del tetto di cristallo che le donne non riescono a infrangere. Lo spettacolo è scritto ma ancora non sappiamo dove andremo e come verrà accolto dal pubblico. In ogni caso usciremo dalla nostra confort -zone».

Dunque, con voi possiamo davvero dire che le donne sanno suonare le percussioni...

«Assolutamente! E sappiamo fare anche più cose nello stesso tempo». —

 

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