Donne, soldati, vascelli e corsari avventure per tutti i gusti che s’impastano di malinconia

Avventure, mari, tesori e amori. E dunque marinai, pirati, giungla nera e isole misteriose. Viaggi di scoperte e passioni, per la mente e il cuore. Ne sono stati maestri Verne e Stevenson, Conrad e Salgari. E ultimo, solo in ordine di tempo, Hugo Pratt, con il suo personaggio principale, Corto Maltese e gli altri protagonisti di racconti che attraversano il mondo e la storia. Un album, “Donne d’avventura”, curato da Michel Pierre per Rizzoli Lizard (pagg. 220, euro 25,00), riunisce i disegni delle eroine di tante avventure, a cominciare da Pandora Groosvenore, che abbiamo conosciuto in azione nel primo grande racconto per immagini, “La ballata del mare salato”. E poi Banshee O’Dannan delle battaglie irlandesi e la maga Esmeralda, con i quattro segni delle carte tatuati sulla pelle scura, Bocca Dorata, Louise Brookszowyc e Hipazia Leone, Anna Livingston e tante altre ancora. Ritratti intensi, che giocano tra amori reali dell’autore e fantasie. Volti di persone che mai hanno troppo subìto le scelte altrui e hanno piuttosto segnato la storia. Cattive ragazze, padrone comunque del proprio destino. E donne dolcissime, anima d’inestinguibili nostalgie d’amore. L’avventura s’impasta con la malinconia. E resta per sempre nella memoria.
Sono sottili, talvolta, i confini tra storia vera e letteratura. Come sa bene Arturo Pérez-Reverte con i racconti del suo Capitan Alatriste e che adesso firma, per Longanesi, la prefazione delle “Avventure del capitano de Contreras”, di Alfonso de Contreras (pagg. 256, euro 18,60) il soldato di ventura che l’aveva ispirato (l’introduzione è di Marco Cicala). Militare spagnolo, nel Seicento del potere mondiale di Madrid, Contreras combatté nelle Fiandre e nelle Antille, fu corsaro nel Mediterraneo e governatore dell’isola di Pantelleria. E verso la fine della vita, su consiglio d’un famoso drammaturgo che gli era amico, Lope de Vega, mise su carta le sue memorie. Battaglie, navigazioni, scontri e dialoghi, gesta feroci e atti di rispetto per il nemico turco. Tutto raccontato con un linguaggio essenziale, molti fatti, scara retorica. Non era un letterato raffinato, Contreras. Ma s’è comunque rivelato uno straordinario scrittore.
Tesori e pirati stanno nel cuore della trama di “Zucchero nero” di Miguel Bonnefoy, fantasioso scrittore parigino d’origini venezuelane, per l’editore 66thand22nd. Tutto comincia con il ricordo del tesoro di sir Harry Morgan, spietato corsaro e poi governatore della Giamaica inglese (un personaggio storico diventato leggenda e amato da Emilio Salgari, che ne fece il braccio destro del Corsaro Nero e da John Steinbeck, che ne scrisse una bella biografia). E continua con un vascello naufragato, chissà come, nel cuore d’una giungla. Tre secoli di silenzi. E poi la caccia al tesoro vera e propria, seguendo la leggenda tenuta viva da un gruppo di missionari. Ricerche. E fortune involontarie, tra amori improvvisi, distillerie di rum e inganni d’una natura caraibica esuberante. Ironie, fantasie. E metafore: il Venezuela di cui racconta Bonnefoy, aveva trovato il suo tesoro, il petrolio. Ma non ne ha saputo fare buon uso.
Dai Caraibi alla Malesia, è di nuovo tempo di Emilio Salgari, archiviando l’idea che i suoi libri fossero letteratura minore per ragazzi. Maurizio Sartor e Claudio Gallo hanno curato per Bompiani una raccolta di dieci racconti dimenticati, “Lo stagno dei caimani”. E Ann Lawson Lucas ha appena pubblicato, con l’editore Olschki (pagg. 506, euro 35,00), il secondo volume d’una impegnativa opera critica sullo scrittore, “Emilio Salgari - Il fascismo, 1916-1943. Lo sfruttamento personale e politico”. Si affrontano i temi d’una creatività fantasiosa e fervida (Salgari non aveva mai viaggiato se non sulle carte degli atlanti geografici), della vita stentata e della cupidigia degli editori, dei tanti “falsi” mandati in libreria dai figli e dagli amici, del tentativo del regime fascista di farne un precursore dei suoi ideali. Salgari - spiega la Lawson Lucas - era un vero letterato e un convinto antirazzista. E oggi vale davvero la pena rileggerlo. —
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