Earle a Monfalcone dirige la Filarmonica di Odessa e il violino di Alexej Stadler

GORIZIA. Per Hobart Earle, direttore d'orchestra nato in Venezuela da genitori americani, la Settima di Beethoven che predilige è quella uscita dalla bacchetta di Carlos Kleiber. Non solo Beethoven, tuttavia, nell'appuntamento odierno ospitato alle 20.45 al teatro Comunale di Monfalcone: infatti, nella prima parte del programma, il pubblico potrà apprezzare il Concerto n. 1 per violoncello di Šostakovic con solista il russo Alexej Stadler. L'orchestra protagonista è la Filarmonica di Odessa.

«Ho già invitato Alexey a suonare il Concerto di Elgar con me a Odessa la scorsa stagione - afferma Earle -. Dato che è residente in Germania ci parliamo in un misto di lingue tedesche e russe. Lo trovo un meraviglioso giovane musicista della vecchia tradizione di San Pietroburgo, con una comprensione molto ampia del mondo e una mente molto aperta».

Le premesse per un’esecuzione stimolante sembrano quindi ottime. Nella seconda parte, invece, il pubblico applaudirà la Settima di Beethoven quella, a cui Richard Wagner ha affibbiato l’arcinota definizione di “apoteosi della danza”. Celeberrimo è il suo Secondo movimento «un Allegretto, non un Adagio - precisa Earle - che funziona meglio quando viene trattato come una danza lenta».

Ma la sinfonia costituisce uno di quei capolavori, dalla prima all’ultima nota, con i quali tutti o quasi i grandi direttori si sono confrontati. «Mi piace il commento fatto da Nikolaus Harnoncourt durante un’intervista, parlando a proposito della cosiddetta pratica esecutiva “autentica”. Harnoncourt, in questa intervista, ha detto che proprio la registrazione di questa sinfonia diretta da Carlos Kleiber con i Wiener Philharmoniker (ovviamente, non con strumenti d'epoca) può essere considerata autentica del tutto».

Altro elemento di richiamo del concerto di stasera è rappresentato dal fatto che sul palco, ci sarà la Filarmonica di Odessa, non spesso di scena sui palcoscenici italiani. «Abbiamo sviluppato un repertorio al di fuori di quello slavo - afferma ancora il direttore -. Penso che questo sia il nostro tratto distintivo. Per esempio, la nostra serie di concerti a Capodanno di Johann Strauss costituisce ormai una tradizione nuova e, avendo trascorso molti dei miei anni formativi a Vienna, penso che sia stato in grado di portare qualcosa di nuovo alla compagine per quanto riguarda il particolare stile richiesto per questo repertorio». —

Alex Pessotto

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