Ezra Pound nelle parole della figlia Mary racconta il suo “paradiso”

Ezra Pound è uno degli spartiacque della letteratura del Novecento: con l’epica dei suoi “Cantos” ha osato una “Divina Commedia” per il nostro tempo ed è stato, inoltre, un impareggiabile e generoso cacciatore di talenti. Fu tra i primi a riconoscere e promuovere il genio di Joyce, T.S. Eliot e Hemingway. Eppure, il suo nome divide ancora ed è circondato da fantasmi e logori cliché che impediscono di toccare il cuore profondo della sua poesia e della sua umanità.
Alessandro Rivali ha incontrato la figlia di Pound, Mary de Rachewiltz, nel castello di Brunnenburg, dove lei andò ad abitare nel dopoguerra, mentre il padre era detenuto nel manicomio criminale St. Elizabeths di Washington. Da questo incontro nasce “Ho cercato di scrivere paradiso. Ezra Pound nelle parole della figlia: conversazioni con Mary de Rachewiltz” (Mondadori, pag. 240, euro 19), che sarà presentato domani a Trieste all’antico Caffè San Marco (ore 18.30) per iniziativa dell’Associazione Ledes.
Proprio il castello avrebbe dovuto rappresentare un luogo dello spirito, una sorta di “EzUversity”. Del resto Mary aveva appreso da Pound quanto alto fosse il valore dell’insegnamento. Il poeta, prima della guerra, aveva chiesto alla giovanissima figlia di affrontare la traduzione di alcune parti dei “Cantos”. La speranza di Mary era che, una volta libero, il padre potesse trovare rifugio nel silenzio di Brunnenburg e tornare a dedicarsi a ciò che più amava.
L’approdo al castello nell’estate del 1958 segnò in effetti una tappa decisiva nel lavoro di Pound, l’ultimo scorcio della sua vita lo avrebbe dedicato al compimento del “Paradiso”, la parte finale del suo poema: frammenti così densi di verità e tenerezza da diventare il suo testamento più sincero. Ancora una volta era Dante la misura della sua ambizione. Ed è proprio intorno alla sezione conclusiva dei “Cantos” e al senso di solitudine che Pound avvertì quando tornò in Italia, che ruotano queste conversazioni tra Alessandro Rivali e Mary de Rachewiltz, iniziate ormai più di nove anni fa. Ciò che Rivali ci restituisce è un avvincente romanzo familiare. Con un tono (anche) colloquiale, attraverso la testimonianza diretta della figlia, l’autore ci comunica la vita del poeta statunitense, le sofferenze, la depressione degli ultimi anni, l’impossibilità di concludere il suo amato poema e allo stesso tempo ci narra una immaginifica ascensione al Paradiso di Pound, per scovare infine quella luce che “come un barlume ci riconduca allo splendore”. —
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