Faraò: «Io, il nero italiano con radici a Pola»

Il pianista sarà questa sera sul palco del Teatro Verdi di Muggia per l’apertura del Festival Jazz con la cantante Denise King
Di Gianfranco Terzoli

Tutto è pronto per Muggia Jazz 2015, che nella prima serata porta in riviera la «migliore cantante jazz» del 2011 secondo l'Accademie du jazz di Francia e il «più nero tra i pianisti italiani». Questa sera alle 21 al Teatro Verdi di Muggia (le avverse previsioni meteo hanno consigliato gli organizzatori a optare sia oggi che domani per la sala al coperto), per la nona edizione del Festival a ingresso libero organizzato dall’associazione B.B.C. e dal Comune di Muggia con il sostegno della Samer & Co. Shipping, arrivano Denise King e il trio di Massimo Faraò. Introdurrà la serata il direttore artistico, Stefano Franco, che interpreterà al piano “solo” alcuni classici.

La jazz singer di Filadelfia, accomunata per lo stile swing a una delle sue muse, Sarah Vaughan, sarà accompagnata da Faraò (piano), Aldo Zunino (basso) e Marco Tolotti (batteria). «A Muggia - dice King - eseguiremo un mix di standard tradizionali di grandi autori come Cole Porter, George Gershwin e Duke Ellington: tutte cose che il pubblico ama. Qui non sono mai stata e non vedo l'ora, perché ogni posto nuovo è un'avventura. Il pubblico italiano poi è fantastico, ama la musica ed è capace di mostrare enorme apprezzamento: adoro suonare in Italia. Con Faraò collaboro praticamente da sempre, è come un fratello. Ci siamo conosciuti tramite il famoso sassofonista Jerry Weldon: cercava una cantante e Jerry gli ha passato il mio contatto. La nostra intesa è fantastica: abbiamo inciso un cd in duo, “Poor Butterfly”, disponibile in teatro».

«A parte Sarah Vaughan – spiega la cantanate - la lista di artisti che mi hanno influenzato è enorme: Aretha Franklin e Nat King Cole, solo per citarne un paio. Oggi il jazz in Europa è in piena fioritura: è popolare come non mai e i musicisti trovano molte opportunità per suonare. Per me jazz è la libertà di prendere la musica e portarla dove vuoi: dovrebbe scuotere la gente a livello emozionale, farla vivere».

Il pianista genovese Faraò, classe '65, ha all’attivo più di 200 incisioni e collaborato con i più grandi. Qui gioca quasi in casa. «Conosco bene la zona, anni fa ci venivo spesso: ho tenuto concerti al Miela con Jack Mc Duff, Bobby Durham e Jimmy Cobb. In più mio padre era di Pola». Ha ottimi rapporti con molti dei big con cui ha suonato, soprattutto con lo storico batterista Cobb. «Collaboro con lui dal '90 insieme a Zunino e abbiamo inciso 6 album. Lo chiamo “Papà” e lui mi chiama “Junior”. È un rapporto veramente speciale. Con Denise King ci siamo conosciuti sul palco ed è stato subito amore. Oltre al cd in duo, abbiamo in uscita anche un album con la formazione che sarà in concerto a Muggia».

Dal '93 è ideatore e direttore artistico dei seminari internazionali “We Love Jazz”. «Credo molto in questo workshop - precisa - perché tenuto da musicisti che hanno fatto la storia del jazz sui palchi e non nelle università. Deve servire a instradare i giovani nella giusta direzione. La mia paura è che nel jazz italiano si perdano di vista swing e tradizione. Se il jazz rimarrà una musica vera – conclude - si ascolterà sempre».

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