Fra Trieste e Sarajevo i confini della Manzon

pordenone

Un viaggio rivelatore, al di là del confine, dove tutto è più oscuro ma più vero, “molto forte, incredibilmente vicino”, per citare Safran Foer. Le lunghe passeggiate in silenzio, o scambiando osservazioni tra padre e figlia sulle tracce di un cerbiatto o una lepre, attraversano il confine della rivelazione nelle pagine di "Il bosco del confine" di Federica Manzon (Aboca), a Pordenonelegge oggi alle 17. Una riflessione storica, poetica e personale sull'identità dei popoli e delle persone, esplorata in quel "di là" che è un tessuto di tante etnie e di identità che si mescolano, attraversando di continuo una linea; un bosco che è di tutti, che non appartiene ad una geografia politica ma fisica universale, ma che travalica confini umani invisibili e forma una koinè di diversità.

Trieste e Sarajevo sono due città che si parlano e si assomigliano, difficili da collocare in una mappa, accomunate dalla complessità e attraversate da forti conflitti. Un’idea di confine quanto mai attuale, su cui è importante riflettere per capire l’Europa guardando ad est. —





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