Francesco Valente riporta la passione per la batteria là dove tutto è cominciato

«La passione per la musica è nata in me già in tenera età, da piccolo mi ritrovavo a guardare VideoMusic al posto dei cartoni animati, mi colpì particolarmente “Rebel Yell” di Billy Idol, mi dava un’energia incontenibile»: comincia presto la storia musicale di Francesco Valente, il batterista triestino divenuto uno fra i più quotati in Italia, con One Dimensional Man, Il Teatro degli Orrori e tanti altri. Presenterà la sua esperienza, i suoi segreti, le sue ispirazioni e intuizioni di musicista e batterista professionista, suonando dal vivo alcuni dei pezzi più conosciuti del suo repertorio e discutendo con i presenti delle vie creative del suo drumming, oggi alle 18 alla Casa della Musica di via dei Capitelli, il luogo dove tutto è cominciato: «A 5 anni sono stato uno dei primi iscritti alla Scuola di Musica 55, nell’infanzia è stata per me una seconda casa. Ho scelto la batteria perché ero attratto dal ritmo, dal movimento e dal ballo. Gabriele Centis non solo mi ha insegnato i primi rudimenti e l’impostazione sullo strumento: mi ha tramandato tanto del suo entusiasmo e amore per la musica, facendomi fin da subito suonare dal vivo e provare l’ebbrezza del palco in concerti e spettacoli televisivi».
Negli One Dimensional Man, Valente entrò andando ai concerti a caccia di possibili collaborazioni. «Quando li vidi al centro Blu a Monfalcone nel 2001 - racconta - per me è stato uno shock. Sembravano delle entità venute da un altro pianeta. Pochi anni più tardi, per una serie di circostanze favorevoli, ho avuto un ingaggio da loro per sostituire il batterista».
E poi, sempre con Pierpaolo Capovilla, è nato Il Teatro degli Orrori, quando i due decisero di cambiare rotta e di passare dal cantato in inglese all’italiano. «La gente finalmente ha iniziato a capire cosa stavamo dicendo e abbiamo rotto una volta per tutte il muro dell’indifferenza. Con loro ho composto 5 dischi e avuto un’intensa attività live».
Intanto crescevano anche altri progetti, i Lume, e poi, nel 2016 con Capovilla, Xabier Iriondo (Afterhours) ed Eugene Robinson (Oxbow) i Buñuel. «“A resting place for strangers” è un’esplosione post punk dai risvolti surrealistici, è forse il disco che cercavo di fare da sempre, a oggi quello di cui vado più fiero».
Adesso, una nuova svolta: gli Snare Drum Exorcism. Si tratta di un progetto di ricerca che unisce l’esperienza post punk di Valente con quella imprevedibile della musica elettroacustica. «I miei ascolti musicali durante questi anni sono cambiati - prosegue - e ho sviluppato ulteriori competenze, ho cambiato il mio set e creato una nuova forma di linguaggio. Uno spettacolo che va visto dal vivo: a Trieste sarà il 15 febbraio all’Hangar Teatri».
Da anni il batterista vive a Treviso, ma afferma di non aver mai lasciato Trieste. «In Veneto la cosa più bella che ho fatto è stata chiudermi in una sala prove a scrivere musica. Trieste è bellissima, dà molti stimoli creativi ma alle volte è dispersiva, forse un po’ meno produttiva. Con i Lume siamo per due quarti triestini e il prossimo disco lo registreremo con Abba Zabba».
Grandi anche le soddisfazioni come insegnante di batteria, la gioia nel veder crescere gli allievi. «A loro - conclude - consiglio di essere aperti e affezionarsi a più generi Possibile, essere versatili e competenti. La mia ambizione è di formare una nuova generazione di musicisti». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo